Nasce in Rai un’iniziativa che si propone “l’obiettivo di estendere i benefici delle tecnologie digitali all’intera collettività in termini di miglioramento e ampliamento delle esperienze di fruizione”.
Il progetto ha il nome evocativo “Rai per l’Alfabetizzazione Digitale: Maestro Manzi 2.0” rifacendosi così all’esperienza degli anni ‘60 con la famosa trasmissione “Non è mai troppo tardi”, seguendone lo spirito innovativo e la scelta di accompagnamento con materiali didattici, ma con un approccio consapevole dei cambiamenti intervenuti nella società italiana e che porta ad una strategia diversa. L’idea non è quindi quella di proporre una trasmissione specifica di alfabetizzazione, ma una contaminazione dell’intera programmazione del servizio pubblico, dai programmi della mattina alle fiction ai talk show fino a produzioni specifiche, utilizzando i diversi canali e le diverse proposte possibili. Segue quanto previsto nelle Linee Guida del Programma Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali, lì dove si afferma che ci si aspetta dalla Rai “un contributo fondamentale ad una diffusione di massa della cultura digitale” per lo sviluppo e la promozione della cultura digitale”. Proprio perché la comunicazione televisiva può giocare un ruolo decisivo per far maturare nella popolazione italiana la convinzione che sviluppare una competenza digitale è conveniente per la propria qualità della vita, perché consente di usufruire di servizi utili, di partecipare meglio alla vita collettiva, potendo incidere di più e in modo più informato.
L’iniziativa, ottima e auspicata da tempo in un Paese come il nostro in cui oltre il 60% della popolazione ha scarse o nulle competenze digitali, è importante che si realizzi in un quadro coordinato di iniziative a livello nazionale in grado di legare in rete le diverse attività e programmazioni del progetto Rai con gli altri interventi per lo sviluppo della cultura digitale e quindi con le attività dei vari soggetti (scuola, università, biblioteche, associazioni culturali e di promozione sociale, imprese, ecc…) che operano sul territorio e rispetto alle quali la programmazione Rai (nazionale e regionale) dovrebbe costruire possibilità di interscambio e di integrazione. Non solo. È importante che sia valorizzata pienamente la dimensione della Rai come produttore di contenuti e servizi e non solo di editore di programmi.
Nel mondo multimediale i contenuti digitali Rai devono essere pensati per un riuso diffuso, a partire dalle scuole, dalle università e dalle biblioteche, concepiti come risorsa che, come un mattoncino, può essere combinata in mille percorsi specifici, a cura di chi opera nel campo dell’educazione digitale a più livelli e sul territorio, come una enorme libreria di pillole formative pronte all’uso. E questo approccio è fondamentale per affrontare in modo significativo il problema dell’analfabetismo digitale, che in Italia è strettamente legato all’analfabetismo funzionale, che ha una dimensione di circa due terzi della popolazione.
L’opera di alfabetizzazione richiesta è pertanto profonda e culturale, e non di natura strumentale e tecnologico, e ha bisogno di utilizzare le diverse dimensioni Rai:
– la dimensione dell’editore di programmi televisivi, fondamentale per l’innesco del percorso di alfabetizzazione, puntando anche sulla forza dello storytelling, in linea con la visione e le esperienze positive già effettuate da Riccardo Luna, il digital champion italiano;
– la dimensione del produttore di contenuti multimediali, importante per la costruzione di percorsi articolati e organici, per perseguire un approccio ibrido con attività a distanza (come quelle sollecitate dai programmi televisivi) e momenti in presenza di affiancamento.
Una scommessa, ambiziosa e inevitabile, che richiede necessariamente il dispiegarsi, in modo forte e chiaro, della strategia nazionale per la cultura digitale, con interventi coordinati sui diversi segmenti della popolazione e nei territori.