Ibm ai fornitori: nel 2011 supply chain più verde

Big Blue chiede ai suoi 28mila fornitori in 90 Paesi di adottare comportamenti più sostenibili. La supply chain vale 40 miliardi di dollari: chi non sarà compliant non ne farà più parte

Pubblicato il 20 Apr 2010

L’Ibm non vuole solo essere un’azienda più verde: vuole che la
sua intera supply chain sia più attenta all’ambiente. Per questo
chiederà ai suoi 28.000 fornitori, sparsi in più di 90 Paesi, di
installare sistemi di gestione per raccogliere dati sul loro
consumo di energia, le emissioni di gas serra e le politiche di
smaltimento e riciclo dei rifiuti. A loro volta queste aziende
dovranno chiedere ai propri subfornitori di fare lo stesso se i
loro prodotti o servizi costituiscono una parte significativa della
supply chain globale da 40 miliardi di dollari di Ibm. I fornitori
dovranno anche fissare degli obiettivi per aumentare la propria
sostenibilità ambientale e riportare periodicamente i progressi
compiuti.

“Siamo tra i primi, se non i primi in assoluto, a stabilire
criteri di così ampia portata all’interno della nostra base di
fornitori e spenderemo una quantità considerevole di tempo e
denaro per aiutare i nostri fornitori ad adeguarsi”, dichiara
John Paterson, vice president del global supply and chief
procurement officer di Ibm.

E non si tratta di essere solo attenti all’ambiente, ma anche al
portafoglio. “E’ chiaro che ci sono dei reali benefici
finanziari nel promuovere l’innovazione tra i fornitori”,
sottolinea Paterson. “Nel lungo termine, se le risorse della
Terra diventano più scarse, i prezzi non potranno che
aumentare”.

Anche Wal-Mart è stata di recente protagonista di un’iniziativa
simile: a febbraio ha chiesto ai fornitori di eliminare 20 milioni
di tonnellate di emissioni di gas serra dal ciclo di vita dei
prodotti che vende. L’Ibm da parte sua non ha fissato degli
obiettivi così precisi: lo scopo è piuttosto portare
all’adozione di sistemi di raccolta dati per misurare la
performance ambientale, come spiega Wayne Balta, vice president for
corporate environmental affairs and product safety di Ibm,
promuovendo una cultura della sostenibilità lungo tutta la supply
chain e lasciando poi libero ciascun fornitore di adottare
comportamenti più “verdi” in base alle proprie capacità e
alle esigenze del suo business.

La sfida sarà introdurre il cambiamento nelle aziende di Paesi del
mondo dove la sostenibilità non è ancora un tema molto sentito,
come Brasile, Cina, India. Ibm sarà a fianco dei fornitori per
aiutarli a essere più green e per l’inizio del 2011 spera in
un’adozione diffusa delle nuove regole. E per chi non è
compliant? “Se un fornitore non riesce ad adeguarsi alle nostre
richieste in termini di sostenibilità e rispetto dell’ambiente,
smetterà di essere un nostro fornitore”, risponde
categoricamente Balta.

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