Ibm ha chiuso il terzo trimestre di fila con ricavi in calo, anche se le vendite in Cloud, sottolinea l’azienda in una nota, sono cresciute in 12 mesi del 10%: gli sforzi del Ceo Ginni Rometty per trasformare il gruppo attraverso le attività on demand stanno dunque sortendo effetti ancora non ben delineati, se si considera che nel primo quarter del 2019, la divisione che per l’appunto si occupa di Cloud e Cognitive services ha realizzato ricavi per 5 miliardi di dollari, in calo del 2% rispetto ai primi mesi del 2018.
Nel complesso, nel primo trimestre Big Blue ha messo a segno ricavi per 18,18 miliardi di dollari, in calo del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente. Un risultato inferiore alle previsioni degli analisti, che si aspettavano un fatturato da 18,46 miliardi. Oltre alle performance sotto tono della divisione Cloud e Cognitive services, ad avere pesato sulle vendite sono stati i Servizi tecnologici, giù del 7%, e il Software (-11%). Global Business Services e Global financing sono invece rimasti invariati. Gli utili netti sono scesi del 5,2% a 1,59 miliardi di dollari, o a 1,78 dollari per azione da 1,68 dollari per titolo dello stesso trimestre dello scorso anno. Al netto di voci straordinarie, i profitti per azione sono stati di 2,25 dollari contro attese per 2,22 dollari.
Per l’intero anno fiscale, Ibm ha confermato stime per utili adjusted di almeno 13,90 dollari ad azione contro previsioni pari a 13,91 dollari. Nel dopo mercato, ieri a Wall Street, il titolo della società ha perso il 2,7%. In attesa della comunicazione dei risultati, arrivata quando i mercati americani erano ormai chiusi, la seduta era terminata in rialzo dello 0,86% a quota 145,14 dollari.