Alla consultazione tra i lavoratori Ibm sull’accordo raggiunto tra sindacati e impresa sulla procedura di mobilità che si era aperta il 30 gennaio e riguardava 290 esuberi hanno partecipato il 68,65% dei dipendenti Ibm in Italia, 3.552 lavoratori su 5.174. E il risultato è stato un pronunciamento quasi unanime in approvazione dell’intesa, con i sì che hanno ottenuto il 95,27%: 3.384 favorevoli contro 100 contrari. Dei 290 esuberi circa 100 sono localizzati in Lombardia, tra le sedi Ibm di (78), Vimercate (11), Settimo Milanese (1), Milano City (5) e Pero (5).
L’intesa prevede il ricorso alla mobilità per 260 lavoratori rispetto ai 290 previsti originariamente dalla procedura, con l’utilizzo degli strumenti di incentivazione e di accompagnamento alla pensione. “In particolare – si legge in una nota del coordinamento sindacale Fim, Fiom e Uilm – sono previsti incentivi per l’accesso volontario alla mobilità che vanno da 20 a 30 mensilità, crescenti sulla base dell’età anagrafica, e l’accompagnamento alla pensione per chi maturerà i requisiti nel periodo di mobilità previsto dalla legge (massimo 36 mesi, 48 mesi per le aree del sud), con corrispondente integrazione del reddito, e fino ai 13 mesi successivi con sostegno al reddito e relativa copertura contributiva”.
“L’intesa è stata possibile per la forte partecipazione e il sostegno dei lavoratori alle iniziative e alle proposte sindacali, che hanno convinto l’azienda a modificare la propria posizione di rigidità – commenta Giuseppe Mansolillo, segretario generale Fim Cisl Milano Metropoli – La gestione dei problemi occupazionali in questa fase avviene in modo equilibrato e senza forzature, ma rimane forte l’attenzione delle rappresentanze sindacali sulle prospettive di presenza e sviluppo di Ibm nel nostro Paese”.
“L’impegno di Ibm contenuto nell’accordo – conclude Mansolillo – di procedere a 120 assunzioni di giovani con contratto di apprendistato nelle funzioni commerciali e tecniche per l’acquisizione di competenze nei settori innovativi dell’azienda, rappresenta sicuramente un segnale positivo, che però va ora concretizzato e valorizzato appieno”.
“Le misure contenute nell’accordo come l’uscita dei lavoratori pensionabili, la ricerca di lavoratori disponibili ad uscire volontariamente e l’incentivo all’esodo contrattato, hanno evitato circa 300 licenziamenti – afferma Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per Ibm – Il risultato largamente positivo del referendum e la stessa partecipazione al voto, che ha raggiunto il 70% degli aventi diritto, ci dicono che il lavoro fatto dalla rappresentanza sindacale è stato apprezzato”.
“Proprio nelle situazioni più complesse e drammatiche, come quelle prodotte dalla crisi economica, il sindacato e la ferma rappresentanza degli interessi dei lavoratori possono dare risposte chiare e positive – conclude Potetti – Auspichiamo però, in futuro, una maggiore attenzione degli organismi istituzionali alle vicende di Ibm, un’azienda strategica, che fa utili e che fornisce infrastrutture tecnologiche a grossa parte della pubblica amministrazione, ma verso la quale c’è una certa disattenzione da parte delle Istituzioni rispetto alle continue ristrutturazioni subite”.