LA VERTENZA

Ibm, la Fiom-Cgil: “Fermare la cessione del ramo d’azienda”

Il 22 dicembre 8 ore di sciopero per i dipendenti di Roma e Bologna. Turi e Mandrini: “Non è possibile liquidare 300 dipendenti in pochi giorni trasferendoli in una nuova società di proprietà di Adecco. Non c’è un piano industriale credibile. Il Governo intervenga”

Pubblicato il 21 Dic 2015

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“Non è possibile che 300 dipendenti di Ibm vengano liquidati in pochi giorni ad una società attualmente inesistente, di proprietà della Adecco, società specializzata nella somministrazione di lavoro, senza un piano industriale credibile. Chiediamo al Governo di intervenire attivamente per fermare l’operazione che rischia di lasciare senza lavoro in maniera differita tutti i lavoratori coinvolti, nella più triste consuetudine di tutte le recenti cessioni aziendali effettuate da Ibm”. Lo affermano in una nota Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, e Marco Mandrini, coordinatore Fiom per Ibm, annunciando per domani, 22 dicembre, lo sciopero di 8 ore per i lavoratori Ibm di Roma e Bologna e il presidio, a partire dalle 8,30, davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico in via Molise a Roma. Durante il sit-in i lavoratori chiederanno al Governo di intervenire sulla multinazionale americana. Il 18 dicembre avevano scioperato i lavoratori delle altre sedi, tra cui quella di Milano Segrate.

“C’è un aspetto estremamente grave che va denunciato – continuano Turi e Mandrini – la multinazionale americana, attraverso questa cessione di ramo d’azienda, prova a liquidare lavoratori ultra 50enni, categorie protette, lavoratori che usufruiscono della legge 104 e rappresentanti sindacali; nel frattempo assume moltissimi giovani con stipendi minimi e con lauti sgravi fiscali e contributivi”.

“Il ruolo delle multinazionali in Italia – proseguono – è quello di non avere responsabilità sociali beneficiando però delle leggi a favore? Il Governo intervenga immediatamente per convincere Ibm a sospendere la procedura di cessione di ramo d’azienda e aprire un vero confronto al tavolo del Mise per impedire che lavoratori con competenze qualificate rischino di perdere l’occupazione”.

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