La vertenza sulla ristrutturazione in corso in Ibm, che l’11 marzo aveva annunciato la procedura di mobilità per 290 dipendenti in Italia, si concluderà senza licenziamenti o atti unilaterali dell’azienda. Dopo l’intesa raggiunta con Federmanager sui 190 dirigenti coinvolti dalla procedura, e dopo l’ipotesi di accordo firmata con i sindacati per gli altri 100 esuberi, oggi si è svolto al ministero del Lavoro l’incontro tra la direzione di Ibm Italia e le organizzazioni sindacali, a conclusione della procedura di mobilità avviata dall’azienda l’11 marzo. Al tavolo è stato confermato l’accordo del 19 maggio, che prevede che a lasciare l’azienda siano i cento volontari che hanno aderito al piano di incentivi per l’uscita proposto dall’azienda.
“Conclusione importante, quella di oggi – afferma Nicola Alberta, segretario nazionale della Fim Cisl – in linea con le intese raggiunte con sindacati e il coordinamento, che scongiura i licenziamenti e gli atti unilaterali, tutelando i lavoratori. Un risultato che è stato possibile grazie all’ampia partecipazione e mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori della multinazionale americana, che ha avuto un momento particolarmente significativo con il presidio a Montecitorio il 17 maggio”.
“E’ stata avviata in queste ore la consultazione on-line dei lavoratori sull’intesa, che si concluderà martedì 31maggio – conclude Alberta – L’azione sindacale comunque continua, il nostro obiettivo è quello d’ impegnare l’azienda sulle prospettive di Ibm nel nostro Paese”.
Per Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom “è molto positivo che, dopo un esame supplementare al ministero del Lavoro, si sia raggiunta un’ipotesi di accordo che evita i licenziamenti unilaterali. Ora la parola passa alle lavoratrici e ai lavoratori che dovranno esprimersi con il referendum”.
“Come Uilm – afferma Ariel Hassan, segretario della Uilm Roma – abbiamo sempre sostenuto che questo era un accordo raggiungibile. È stato concordato un importante incentivo per chi volontariamente uscirà dall’azienda. Abbiamo però la necessità di dare maggiori garanzie per tutti i lavoratori che rimangono in Ibm”
Gli incentivi prevedono una crescita graduale delle mensilità riconosciute a chi aderisce alla proposta dell’azienda: si parte dalle 20 mensilità per i dipendenti con meno di 41 anni per passare a 23 per i dipendenti con più di 41 anni, e crescere gradualmente (25 se chi aderisce ha più di 46 anni, 27 per chi ne ha più di 51 e 30 per gli ultracinquantaseienni).
Ibm, inoltre, si è impegnata a fornire alle organizzazioni sindacali, in un incontro da tenersi nelle prossime settimane, un quadro dell’andamento dell’attività dell’impresa, delle scelte e delle previsioni dell’attività produttiva e delle implicazioni che gli investimenti dovrebbero avere sull’occupazione.