Alcune delle aziende italiane più innovative si sono ritrovate insieme su un palco a immaginare il futuro delle città: smart city dove la tecnologia non sia fine a se stessa ma serva a migliorare la qualità della vita. Verso l’integrazione e la collaborazione di tutti gli stakeholder: cittadini, aziende, PA, settori produttivi. E’ questo il senso del dibattito che si è tenuto oggi agli Ict Days di Trento, evento di quattro giorni (ha ospitato anche un incontro con Tim Berners-Lee) che terminerà domani, nel quartiere Le Albere, a sua volta un laboratorio di smart city, che sarà inaugurato a giugno.
“Telecom Italia, con i suoi piani di reti fisse e mobili di nuova generazione garantirà connettività diffusa e performante”, ha esordito Oscar Cicchetti, responsabile delle Strategie di Telecom Italia, durante l’evento organizzato da Provincia di Trento, Trentino Network, Castello e Iure, Trento RISE, l’Università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler. “Attraverso la diffusione del machine to machine, delle tecnologie NFC, delle Capillary Networks sarà poi possibile sviluppare l’Internet delle e con le cose”, ha aggiunto Cicchetti. “Per fortuna su queste cose in Italia cominciano a esserci le risorse da investire, come dimostrano i bandi di gara smart city del Miur, da 1,2 miliardi di euro”. “Per sviluppare progetti concreti di Comunità intelligenti la connettività non basta”, ha aggiunto, però.
“Occorre innescare cicli virtuosi di sviluppo e adozione e per questo motivo Telecom sta lavorando con Pubbliche Amministrazioni, Centri di ricerca, Aziende innovative, Università. Il centro EIT di Trento su Open Data e il Centro di Venezia sulla Cultural Heritage sono due esempi di questo modo di operare”, ha detto Cicchetti e a questo punto è intervenuto Fabio Florio, Head of Business Development Italia Smart+Connected Communities Cisco: “La crescente urbanizzazione della popolazione mondiale pone sfide pressanti alle amministrazioni come sovrappopolamento, inquinamento, scarsità di risorse e di denaro e infrastrutture inadeguate che si oppongono alla necessità di garantire alle comunità una crescita costante”. Per rispondere a queste sfide Cisco ha pensato a Smart+Connected Community, una visione strategica che prevede di utilizzare le potenzialità della rete intelligente per connettere, nel contesto di una singola soluzione pervasiva, persone, servizi, beni e informazioni. Ciò significa utilizzare la rete come piattaforma che possa trasformare le comunità reali in comunità connesse; significa inoltre pensare in modo nuovo la progettazione, la costruzione, la gestione, il rinnovamento delle comunità nell’ottica di una piena sostenibilità sociale, economica e ambientale. “Le fondamenta delle città del futuro saranno date dalla rete e dalle informazioni che su di essa transitano, permettendo di offrire servizi vitali: trasporti, sicurezza, divertimento, istruzione, sanità. In una città come questa, tutto potrà essere connesso, intelligente ed ecologico. I cittadini e le aziende potranno collaborare, essere produttivi, godere dei vantaggi della crescita economica senza compromettere l’ambiente. Una comunità del genere potrà essere gestita in modo efficiente, coordinato e sicuro. La rete diventerà realmente la “quarta utility”, accanto alla luce, l’acqua, il gas, essenziale per la vita delle persone”.
E’ d’accordo Clara Pelaez, vice presidente Strategia e Marketing di Ericsson Regione Mediterranea: “occorre che la tecnologia si integri con lo spirito collettivo della società per soddisfare le specifiche esigenze degli individui, dei cittadini e delle imprese in modo sostenibile. La città diventa così una smart city, in cui vengono affrontate al meglio sfide relative all’istruzione, alla sanità, al trasporto, al risparmio energetico, alla pubblica sicurezza, assicurando sviluppo sostenibile e benessere”.
Gianni Camisa, Ad di Dedagroup ICT Network, ha portato una proposta: un’innovazione che deriva dall’integrare strati tecnologici (quali apparecchi – banda larga, reti, device mobili), strati informativi/organizzativi (quali informazioni a chi in quale momento) e strati sociali (quali attori giocano quale ruolo). “Un esempio pratico è la soluzione Smart Parking: il gestore di spazi parcheggio (azienda municipalizzata/ente pubblico) fornisce in tempo reale attraverso una app la disponibilità di parcheggio agli utenti. Questi consumano meno in quanto vanno direttamente dove c’è parcheggio, pagano con il loro telefonino anche a distanza rinnovando l’importo se hanno necessità di fermarsi, l’ente pubblico ha informazioni che può utilizzare per pianificare le disponibilità e anche la possibilità di variare i prezzi in funzione delle disponibilità di parcheggio e dell’intensità di traffico”. “Niente di nuovo lato tecnologico (a parte un approccio big data in termini di velocità e volumi di dati da analizzare) ma un’integrazione diversa e una corresponsabilità intorno a un obiettivo comune da parte di tutti gli attori” .
Il concetto di piattaforma – che mette insieme e coordina attori diversi – ritorna anche nelle parole di Lorenzo Fiori, direttore tecnico di Finmeccanica. “E’ una piattaforma tecnologica quella che realizzeremo per Expo 2015 e che è stata anche selezionata in ambito bandi Smart City Nord – MIUR segmento sicurezza”.
La centralità della persona e dei suoi bisogni è invece il vero elemento innovativo delle Smart Communities secondo Dario Avallone Direttore Ricerca e Sviluppo del gruppo Engineering: “La realizzazione delle App per la Val di Fiemme, centrata appunto sui bisogni del turista, ha rappresentato per noi un’importante sfida tecnologica e d’immagine. Fondamentale per le strategie di ricerca ed innovazione del gruppo Engineering è la partecipazione con il nostro laboratorio ESTRO al sistema dell’eccellenza tecnologica trentina”. Oggi dunque sembra affiorare il concetto di umanesimo del web. Il web deve recuperare i concetti cari alle prime repubbliche italiane: “c’è bisogno di una cittadinanza intelligente – ha proseguito Luca De Biase, presidente della fondazione >ahref – nel senso di una convivenza consapevole del proprio bene comune, che è la città. In Trentino questo ha iniziato a realizzarsi, tutte le istituzioni di ricerca, banche e imprese si sono messe insieme per raccontare da cittadini la prospettiva che stanno costruendo attraverso un’iniziativa che si chiama roadmap, nella quale la fondazione