IL REPORT ASSINTEL

Ict, in Italia il business vola oltre i 42 miliardi. Generali: “Ma è ora di una svolta per l’economia digitale”



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E nel 2025 atteso un balzo del 4,6%. Nonostante uno scenario economico complesso le aziende mostrano una forte propensione agli investimenti in tecnologie. Sono i servizi IT a trainare la spesa con il +8,6%, poi il software con il +4,6%. Nord ovest e Nord est le aree più dinamiche. Ma resta il nodo pmi. La presidente dell’associazione di Confcommercio: “Vitale coltivare una partnership fra il mondo delle imprese e quello della politica”

Pubblicato il 29 ott 2024



paolagenerali sfondo assintel

Il mercato Ict italiano continua a crescere a ritmi superiori a quelli dell’economia nazionale, consolidando il suo ruolo strategico per lo sviluppo economico e l’innovazione delle imprese. In particolare, nel 2024 cresce del 4,1% il settore Ict business, per un valore complessivo di 42,4 miliardi di euro, e una previsione di crescita del +4,6% nel 2025. Questi i dati di sintesi che si evincono dall’Assintel Report 2024 sul digitale (SCARICA QUI IL DOCUMENTO), realizzato da Assintel-Confcommercio insieme alle società di ricerca Tig e Istituto Ixé, con gli sponsor Aws, Grenke, Infocert, Intesa Sanpaolo, Tim e presentato nel corso di un evento alla Camera dei Deputati.

Il report mette in evidenza che le aziende italiane, sebbene si muovano in uno scenario economico complesso e in una cornice prudenziale di controllo dei costi, stanno dimostrando un forte interesse nell’adozione di tecnologie innovative come driver di competitività. La crescita è trainata dagli investimenti tecnologici delle grandi organizzazioni (imprese e Pa), che rappresentano il 53% del mercato Ict business e che crescono del +4,9%, pesando 22,5 miliardi di euro.

“Per valorizzare il Made in Italy digitale – commenta la presidente Assintel, Paola Generaliè vitale coltivare una partnership fra il mondo delle imprese e quello della politica a tutti i livelli, da quello territoriale a quello nazionale fino allo sfondo più ampio dell’Unione europea. Il comparto Ict nazionale è costituito in maggioranza da micro, piccole e medie imprese e startup, che sono protagoniste della modernizzazione del Paese, fianco a fianco delle pmi della domanda sul territorio, sebbene debbano scontrarsi quotidianamente con un contesto che premia solo le grandi organizzazioni. Il Governo può e deve valorizzare maggiormente le peculiarità che caratterizzano il tessuto innovativo del nostro Paese, con politiche che premino l’aggregazione delle imprese Ict, investimenti che garantiscano una vera liquidità e normative che diano loro accesso e pari dignità ai mercati della Pubblica amministrazione dominati esclusivamente dalle grandi aziende”.

Sostenere il Made in Italy digitale fatto di pmi

“Qui ed ora” – prosegue Generali – è il momento di dare una svolta significativa all’economia digitale del nostro Paese – diversamente qualsiasi strategia digitale nazionale non potrà essere realizzata, perché per realizzarla sono indispensabili le coraggiose, innovative, operose pmi del digitale, vale a dire il nostro Made in Italy digitale che supporta il Made Italy della domanda: in breve la nostra economia nazionale”.

I settori verticali che nel 2024 hanno più investito in Ict sono la Pubblica amministrazione (+6%), fortemente sostenuta dai fondi Pnrr, l’industria (+5,9%), le utilities (+5,7%), e il settore finanziario (+5,4%).

A livello geografico, il Nord-ovest rimane il mercato principale per volume (+4,9%), mentre il Nord-est segna il tasso più alto di crescita (+5,4%), trainato dall’innovazione delle imprese locali.

Il comparto che cresce maggiormente è quello dei Servizi It (+8,6%), a cui segue quello del software (+4,6%). Fanalino di coda l’hardware, che fa meglio dello scorso anno ma è a crescita zero.

Cloud e Ai tecnologie emergenti, le competenze restano critiche

Le imprese utenti continuano a investire in modo crescente nel digitale: nel 2024 per il 27% di loro la spesa in innovazione è in crescita e per il 62,2% stabile. Solo il 7% dichiara una frenata. Migliora anche la percentuale di imprese completamente analogiche: sono solo 45.000, il 2,9% su totale, contro l’8,5% dello scorso anno.

Il cloud e l’intelligenza artificiale sono le tecnologie emergenti con prestazioni migliori. Dal punto di vista delle pmi Ict, esse sono early adopter: le testano e le utilizzano per prime, per poi immetterle nella loro offerta sul mercato.

Il 68% del campione ha già integrato soluzioni cloud, mentre il 45% prevede l’adozione di Ai entro il 2025. A livello di tassi di crescita del mercato, l’Ai cresce del +34,4%, Il cloud del +25,2%, la cybersecurity del +13,1% e la Bi/analytics del +8,7%.

Sul versante della domanda, i livelli di adozione delle tecnologie emergenti sono ancora bassi e in larga misura si limitano ad una prima fase di sperimentazione: solo il 4% delle imprese, soprattutto di grandi dimensioni, è già in fase applicativa avanzata.

Il report rileva anche gli ostacoli che il mercato Ict italiano deve affrontare, sia sul lato dell’offerta sia sul lato della domanda. Il 54% delle pmi Ict segnala la scarsità di risorse economiche come principale ostacolo alla crescita, a cui si somma la difficoltà ad accedere a finanziamenti (30%). C’è poi l’aspetto culturale: per il 54% delle aziende fornitrici, un ostacolo alla crescita è anche una cultura aziendale dei clienti poco orientata al cambiamento, a cui si somma la loro difficoltà nel definire strategie digitali collegate ai propri modelli di business (40%). Questi valori trovano corrispondenza anche nelle rilevazioni sulle aziende utenti: le risorse economiche restano al primo posto per il 40,7% del campione, in crescita di quasi 10 punti rispetto allo scorso anno. Al secondo posto il tema della cultura aziendale e delle competenze, significativo per il 31,1% di loro.

Trasversale a tutti è il tema delle competenze digitali, che nell’Ict diventa problematico: il 92% delle aziende prevede un’occupazione stabile o in crescita, ma il 39% di loro lamenta difficoltà a trovare risorse con competenze specifiche.

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