Nonostante l'aumento del livello di Maturità Ict, gli effetti
della crisi, si sono fatti sentire: nel corso del 2009, solo il 38%
delle Pmi ha dichiarato l'intenzione di sviluppare progetti Ict
"rilevanti" nel corso del 2010, una percentuale che 2
anni fa superava il 50%.
Questa la fotografia del rapporto a cura di Smau e School of
Management del Politecnico di Milano che fa il punto sullo stato di
innovazione delle Pmi italiane (1200 le aziende prese in
esame).
"Negli ultimi due anni – spiega Raffaello Balocco,
Responsabile della ricerca – abbiamo assistito ad un aumento del
livello di maturità Ict delle Pmi italiane: in particolare, le
imprese lungimiranti, che stanno utilizzando in modo evoluto sia
l'infrastruttura Ict sia il parco applicativo sono passate dal
12% al 17%, mentre si è ridotta la percentuale di imprese
cosiddette immature, passando dal 42% al 34%. E' il segnale
che, in media, la sensibilità delle Pmi italiane rispetto
all'utilizzo dell'Ict è cresciuto negli ultimi
anni".
Se nel 2007 il livello di maturità ICT era pari a 40 (in una scala
da 0 a 100), nel 2009 tale valore è salito a 49. La Lombardia è a
quota 63, poco staccate Veneto e Emilia-Romagna, con valori pari
rispettivamente a 62 e 59, più arretrata la Puglia con un valore
pari a 37.
Cinque i "comportamenti virtuosi" che stanno consentendo
ad alcune Pmi di fronteggiare la crisi. Alcune stanno sfruttando
interessanti opportunità di acquisizione di altre imprese, magari
in difficoltà finanziaria, ma con un chiaro "potenziale"
di sviluppo futuro, altre hanno compreso che è un buon momento per
"fare pulizia" con specifico riferimento ad alcuni
"angoli" nei quali si sono accumulate inefficienze nel
corso degli anni.
Nella lista dei virtuosi anche le imprese che stanno cercando di
sviluppare e di migliorare le capacità di analisi e di controllo
dell'andamento dell'impresa e di pianificazione per il
futuro. E non mancano le realtà imprenditoriali operanti in
settori in crisi che hanno saputo innovare i propri prodotti o i
servizi collaterali, con l'obiettivo di focalizzare
l'attenzione su segmenti di mercato meno soggetti alla
crisi.
Alcune imprese, infine, hanno saputo creare, prima del periodo di
crisi, scorte finanziarie da utilizzare nel transitorio, anche per
operazioni straordinarie.