Si allontana le ripresa per l’IT made in Italy. A dirlo il
raporto Assinform 2011 secondo cui nel primo trimestre il mercato
registra una flessione del 1,3%. Nel dettaglio il calo più
consistente si registra nelle Tlc (- 4,2%), con un -3,8% nei
servizi e addirittura un -5,9% negli apparati. L’andamento delle
telecomunicazioni risente sia del protrarsi dei tempi per i nuovi
investimenti infrastrutturali, sia, e soprattutto, del calo delle
tariffe, dovuto a una concorrenza sempre più serrata.
Nel comparto IT invece è stazionario il software ( +0,4%), mentre
l’ hardware registra -2,1% e i servizi IT -1,5%. L’interesse al
rinnovamento delle dotazioni Ict e ai nuovi servizi sussiste, ma la
correlazione con l’andamento del Pil frena. Il Pil nazionale
infatti è cresciuto nel primo trimestre dell’1%, al di sotto
della media europea e dei paesi con i quali più ci confrontiamo
(Germania, + 4,9%; Francia). E sempre nel primo trimestre 2011, gli
investimenti fissi lordi non sono cresciuti in Italia più
dell’1,5%. Questo andamento ancora statico si è riflesso sul
mercato IT, che nei primi tre mesi dell’anno è calato ancora
dell’1,3%, trend che comunque è in attenuazione rispetto a
quanto registrato nel primo trimestre 2010 su 1° trimestre 2009,
quando il decremento era stato del 2,9%.
Per quanto riguarda le previsioni sull’anno, le incertezze che
segnano il quadro nazionale, non hanno consentito di effettuare una
stima univoca. In una logica pessimistica, di sostanziale conferma
del quadro attuale, il mercato Ict continuerà a scendere, con un
trend dell’ordine di -4,5%. Al suo interno saranno le Tlc a
spingere maggiormente verso il basso con -5,8%, mentre per l’IT
si prevede un’attenuazione della discesa con un tasso attestato
-0,8%. Considerando, invece, un ipotesi di miglioramento
dell’andamento dell’economia nazionale e quindi di un aumento
della propensione a investire in innovazione, il mercato Ict si
ritroverebbe a fine anno con una crescita di -0,1%, determinato dal
-0,6% delle Tlc e da +1,3% del mercato IT.
Meglio invece le previsioni relative al Cloud computing che nel
2010 ha registrato 130 mlilioni di euro; nel 2013 di stima un
volume d’affari pari a 410 milioni.
“Per l’Information Technology italiana i primi tre mesi del
2011 hanno significato una battuta d’arresto rispetto al trend in
recupero che il settore aveva fatto registrare nel 2010 – spiega
il presidente di Assinform, Paolo Angelucci – Con un tasso di
crescita di – 1,3%, infatti, la dinamica dell’IT rimane negativa
contraddicendo, per ora, le previsioni di una possibile ripresa
nell’anno in corso. I nostri dati confermano il perdurare di un
quadro di grande incertezza per il settore It, che ancora non
trova, nel contesto economico nazionale, le spinte necessarie per
uscire dallo stato di sofferenza, in cui è entrato a seguito della
crisi globale. L’indagine congiunturale Assinform di fine aprile
ha, infatti, evidenziato, rispetto a quanto rilevato a febbraio, un
peggioramento degli ordinativi delle aziende informatiche,
confermato da una netta riduzione della propensione agli
investimenti in nuovi progetti It da parte delle imprese-clienti.
E’ questa una testimonianza preoccupante delle difficoltà a
intraprendere la via dell’innovazione e della crescita di
competitività, che ancora persistono nel sistema produttivo
italiano, in particolare da parte delle Pmi”.
“Tuttavia nell’orizzonte informatico italiano vanno colti
alcuni segnali precursori di domanda innovativa in crescita –
prosegue il presidente – la tenuta del comparto software, che con
una crescita di + 0,4% registrata a fine marzo di quest’anno, è
l’unico a essere tornato positivo. L’aumento della componente
innovativa dei servizi di telecomunicazioni, giunta a coprire ormai
il 30% del totale, che alimenta la domanda di nuove tecnologie
informatiche. Infine il mercato del cloud computing che oggi vale
130 milioni di euro e nei prossimi due anni si stima dovrebbe
triplicare”.
“Tutto ciò – prosegue il presidente – è il riflesso del
processo di profondo cambiamento tecnologico che sta investendo
l’intero mondo digitale, basato su una sempre maggiore
integrazione fra infrastrutture avanzate di Tlc e innovazione It ,
le cui nuove opportunità vengono purtroppo percepite da un nucleo
ancora troppo ristretto dell’economia e della società italiane.
Il risultato è che la digitalizzazione del Paese si sviluppa a
macchia di leopardo, creando zone di digital divide che tagliano
fuori interi territori e ampie fasce di popolazione e ampliando il
ritardo con il resto d’Europa”.
Su questi punti i dati parlano chiaro. Se l’Italia sconta un
ritardo complessivo nel processo di digitalizzazione rispetto alle
medie dell’Ue27, al suo interno si rilevano importante disparità
territoriali. Per quanto riguarda le imprese che utilizzano la
banda larga, la media italiana è dell’83%, collocando il paese a
metà classifica europea. Ma al suo interno si rileva che Calabria,
Sardegna, Basilicata, Puglia, Molise e Trentino, con 77% si trovano
nella parte bassa della classifica confrontandosi con Rep.Ceca,
Irlanda, Ungheria, mentre Piemonte, Liguria e Val d’Aosta con
oltre 86% sono nella parte alta, allineandosi a paesi come
Germania, Uk, Svezia.
“La declinazione dell’Agenda digitale europea in chiave
nazionale è una strada che non può essere più elusa o rimandata
– conclude Angelucci – In Italia abbiamo già casi di agende
regionali che iniziano a essere implementate accanto alla totale o
scarsa assenza di iniziativa in altre regioni. E’ fondamentale
valorizzare il ruolo delle Regioni nella digitalizzazione dei
territori attraverso un’ Agenda nazionale capace di rendere
coerenti e omogenee le strategie regionali, su tre temi cruciali
per il Paese: lo sviluppo e l'efficienza dei servizi pubblici,
l’innovazione delle Pmi, lo sviluppo dell’infrastrutturazione a
banda larga. Allo stato attuale le nostre previsioni per il 2011
oscillano fra una stima pessimista che assegna al settore It un
trend di crescita attestato a -0,8% e una ottimistica che individua
una crescita di +1,3%. La prima presuppone nessuna modifica di
contesto, la seconda che le condizioni di contesto inizino a
cambiare, con l’introduzione di un quadro normativo certo e
incentivante l’innovazione, che preveda poche azioni prioritarie,
ma capaci di imprimere un'evoluzione accelerata e positiva per
tutto il Paese”.