Competere, nell’industria e nei servizi, richiede di essere protagonisti sui mercati internazionali. Nell’Ict ciò vale ancor di più. Si tratta di un settore permeato dalla globalizzazione, nelle competenze, nelle tecnologie, nella ricerca, nei capitali, nei mercati.
La costruzione di un mercato comune europeo, dotato delle stesse regole, ha fatto grandi passi nell’Ict: l’integrazione è più avanti, in particolare nelle Tlc, nella tutela della privacy e nella cybersecurity, dove il quadro normativo europeo ha disegnato un mercato unico di riferimento.
Negli anni recenti l’Italia è cresciuta per capacità di attrarre investitori: il relativo indice (elaborato dalle banche estere) è risalito ponendoci nel 2018 al 7° posto dal 10° in cui eravamo l’anno precedente. Negli anni recenti sono aumentati gli investimenti esteri diretti (29,0 mld nel 2016 contro 19,3 nel 2015). Lungi dall’essere uno strumento di colonizzazione, come lamentano i sostenitori dell’autarchia economico-finanziaria, gli investimenti esteri rappresentano il principale fattore di crescita delle attività economiche e dell’occupazione: si tratti di acquisizione di imprese esistenti o di creazione di nuove realtà produttive.
Tra Francia e Italia si registra uno squilibrio particolarmente significativo tra gli investimenti che un paese fa nell’altro: nel periodo 2006-2016 a fronte di oltre 50 miliardi investiti dalle aziende francesi in Italia, si registrano poco meno di 8 miliardi di investimenti italiani in Francia, con una dimensione media nettamente più piccola. Ma chi teme la colonizzazione sbaglia, come vedremo.
Nuove opportunità
Il Gruppo francese Vinci (40 miliardi di fatturato), ha manifestato forte interesse per le risorse umane che l’Italia può offrire, con una strategia che privilegia la costruzione e valorizzazione delle competenze attraverso la società del Gruppo che opera nell’Ict (2 mld di fatturato). Il disegno scommette su una crescita endogena della competitività, dotando le consociate italiane del gruppo di risorse umane e finanziarie necessarie a intraprendere un cammino accelerato di crescita.
Sul versante dei giovani talenti, ad ottobre sono pervenute le candidature per X-Talent 2018, il programma di reclutamento promosso da Axians nelle sedi di Udine e Vicenza. Verranno selezionati dieci giovani destinati ad una programma di formazione di 250 ore con conseguimento del Certificazione individuale Ccna (Cisco Network Associate). Di questi, la metà saranno assunti da Axians-Italia.
Inoltre, sul versante delle acquisizioni, il potenziamento dell’offerta proseguono operazioni mirate allo sviluppo di nuove business units in Italia. Il primo passo è stata l’acquisizione del Gruppo Saiv-Teletronica nel 2017: due aziende, già tra loro integrate e complementari sul piano dell’offerta e della presenza commerciale. La controllata IctAxians può ora fare affidamento su competenze per enterprise networking, data center, control room, servizi in cloud, maturate nell’industria, nel retail, nella crocieristica. A questo nucleo si è affiancata una business unit dedicata alla cybersecurity reclutando competenze che hanno maturato una esperienza di primo piano nel settore.
Nel 2018 il disegno si è ampliato con l’acquisizione del gruppo Sintesi (Sirecom srl) che ha esperienza nel mondo retail sui processi, in particolare building automation ed efficienza energetica. Intanto, su storage e protezione dei dati la Capogruppo ha recentemente stretto accordi strategici con le società americane Pure Storage e Rubrik, per disporre di un’offerta di eccellenza nei data base di nuova generazione e nella cybersecurity. Le due società hanno sviluppato interfacce che consentono di associare le piattaforme di storage 100% flash di Pure Storage, con la gestione cloud-ibrido dei dati proposta da Rubrik.
La strategia di crescita in Italia non si limita quindi al mercato domestico né sull’offerta né sulla penetrazione di mercato: Saiv, Teletronica e Sirecom sono già presenti nei mercati del Nord Africa, del Medio Oriente, nel settore crocieristico internazionale e negli Stati Uniti. Si delinea un percorso di crescita che dà ossigeno alle competenze, le arricchisce e contribuisce allo sviluppo del settore in Italia.
Internazionalizzazione e competitività
La competitività, soprattutto nei settori ad alta tecnologia, come Ict, farmaceutica, automazione, è spinta di diversi fattori: mercato del lavoro, capacità professionali, capacità finanziaria, efficienza dell’amministrazione pubblica, peso della tassazione. Negli anni recenti la competitività dell’economia italiana è aumentata, sui mercati internazionali e la nostra quota sull’export mondiale è risalita di qualche decimale (dal 2,7 a quasi il 3% negli ultimi tre anni) nonostante la crescita dei paesi emergenti. Per questo l’idea che gli investitori esteri colonizzino l’economia è sbagliata: il passaggio di mano generazionale che coinvolge tutte le aziende familiari di qualunque dimensione, da Luxottica ad una piccola società in accomandita, esige l’internazionalizzazione del capitale di rischio e l’inserimento di competenze manageriali, se si vuole continuare a competere. Sono aumentati gli investimenti esteri in Italia, un buon segnale per un’economia dove il finanziamento delle imprese è cronicamente troppo sbilanciato sul credito a scapito del capitale di rischio.
Un patrimonio che il governo deve valorizzare, evitando che si diffondano nostalgie autarchiche o il nazionalismo economico, quello – per intenderci- che continua a caricare sui contribuenti italiani, in qualità di involontari azionisti, i debiti di un’Alitalia sempre più decotta ad ogni anno bisestile.