LAVORO E COMPETENZE

Ict, per i laureati in Italia busta paga da 1.851 euro netti al mese

Le retribuzioni medie calcolate da AlmaLaurea. A cinque anni tasso di occupazione del 90%. La fiducia nelle tecnologie e nella transizione digitale più alta rispetto a quella riposta nella sfida ecologica

Pubblicato il 17 Giu 2022

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Tra i laureati magistrali biennali sono soprattutto i laureati di ingegneria industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie Ict a vantare le retribuzioni più alte: rispettivamente 1.893 e 1.851 euro mensili netti. È quanto emerge dal report annuale di AlmaLaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati. Non raggiungono invece i 1.400 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi educazione e formazione, psicologico e letterario-umanistico.

L’occupazione a 5 anni dalla laurea

Tra i laureati magistrali biennali del 2016 intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo si registrano rilevanti differenze tra i vari gruppi disciplinari. I laureati dei gruppi in informatica e tecnologie Ict, ingegneria industriale e dell’informazione, architettura e ingegneria civile e quelli del gruppo economico mostrano le migliori performance occupazionali, dal momento che il tasso di occupazione è ovunque superiore al 90%. Sono invece al di sotto della media, in particolare, i tassi di occupazione dei laureati dei gruppi educazione e formazione, arte e design nonché letterario-umanistico (il tasso di occupazione è inferiore all’83,0%).

A cinque anni dal titolo, i valori più elevati di efficacia sono raggiunti tra i laureati magistrali biennali dei gruppi scienze motorie e sportive, scientifico, psicologico, informatica e tecnologie Ict e, infine, architettura e ingegneria civile, tutti con valori superiori al 74,0%. Inferiori alla media invece i livelli di efficacia dei laureati dei gruppi politico-sociale e comunicazione (48,4%) e arte e design (56,2%).

La fiducia nella tecnologia e nella transizione digitale

I laureati hanno espresso elevati livelli di fiducia nella tecnologia, nella rete di relazioni sociali e nella famiglia: per questi aspetti oltre due laureati su tre hanno espresso un voto superiore o uguale a 8 su 10. Più nel dettaglio, l’elevata fiducia nella tecnologia riguarda il 70,9% dei laureati di primo livello e il 69,6% di quelli di secondo, seguono la rete di relazioni sociali (rispettivamente il 67,2% e il 67,8%) e la famiglia (67,2% e 67,0%). I laureati sono più fiduciosi nella transizione digitale (esprimono un voto di almeno 8 su 10 il 61,7% dei laureati di primo livello e il 60,5% di quelli di secondo livello) rispetto a quella ecologica (rispettivamente 53,3% e 50,4%).

La quota di laureati che esprime un’elevata fiducia nell’università e nelle imprese è invece poco inferiore al 50%: 48,8% e 45,5% per l’università, 43,1% e 42,2% per le imprese, rispettivamente per i laureati di primo e di secondo livello. A fondo scala si trovano le istituzioni, nelle quali solo il 16,7% dei laureati di primo livello e il 20,3% dei laureati di secondo livello ripone ampia fiducia.

I laureati Stem più ottimisti

A livello disciplinare, i laureati Stem ripongono una maggiore fiducia nelle imprese rispetto agli altri laureati: esprime un livello di fiducia di almeno 8 su 10 il 49,6% dei laureati di primo livello e il 43,7% di quelli di secondo livello.

Dal punto di vista della ripartizione geografica dell’ateneo, i laureati provenienti dagli atenei del Nord sono generalmente più fiduciosi in quasi tutti gli aspetti rispetto a coloro che studiano nel Mezzogiorno.

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