Nuovo terremoto giudiziario in Sogei, dopo l’arresto del direttore generale Paolino Iorio. Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei, è indagato dalla procura di Roma per tentato peculato nell’ambito della medesima inchiesta che, nei mesi scorsi, ha portato all’arresto dell’ex dg Paolino Iorio, finito in carcere per corruzione mentre intascava una mazzetta da 15 mila euro da un imprenditore. Secondo quanto si apprende, la Guardia di Finanza sta effettuando una serie di perquisizioni presso l’abitazione di Cannarsa e i suoi uffici. Il procedimento è coordinato dal pm Lorenzo Del Giudice.
Il filone di indagine su Cannarsa
Il filone di indagine che coinvolge Cannarsa nasce dalle dichiarazioni di Iorio, che nelle scorse settimane ha chiesto il patteggiamento a tre anni, e riguardano una proposta di appalto da oltre un milione e mezzo di euro in favore della società Deas, che risulta iscritta nel registro degli indagati, che si occupa di cybersicurezza e intelligenza artificiale. Progetto, poi non conclusosi, che secondo la versione fornita da Iorio poteva essere realizzato ‘in house’ o da altri fornitori con un costo molto inferiore, circa 200 mila euro. A far finire Cannarsa nel mirino della Procura – sempre secondo l’impianto accusatorio e come anticipato da La Repubblica – anche un’intercettazione ambientale del giugno scorso dell’ufficiale di Marina, Antonio Angelo Masala, indagato nella tranche principale dell’indagine.
Il commento di Sogei
In una nota Sogei fa sapere che “l’ingegnere Cannarsa desidera sottolineare di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e di mantenere la massima serenità. Sogei continuerà a collaborare con le indagini, assicurando la massima trasparenza e disponibilità nella certezza di un celere e completo chiarimento della posizione dell’Ad”.
L’arresto del dg Paolino Iorio
Lo scorso ottobre il dg di Sogei, Paolino Iorio, è per corruzione e turbativa d’asta durante uno scambio di una “mazzetta” di 15mila euro con un imprenditore. L’arresto nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Roma in cui figuravano indagate 18 persone e 14 società e si ipotizzavano i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti nell’ambito di diverse procedure di appalto o affidamento in materia di informatica e telecomunicazioni.
In una nota stampa Sogei si dichiarava “indiscutibilmente estranea ai fatti” ed esprime “piena fiducia nella magistratura, a cui prestando totale supporto”. “Ove i fatti contestati fossero acclarati in maniera definitiva – sottolineava la partecipata del Mef – l’azienda si dichiarerà parte lesa e si tutelerà nelle sedi competenti”.
In audizione alla Camera, nei giorni successivi all’arresto, Cannarsa aveva spiegato che i presidi di Sogei erano al massimo livello, al livello di una società quotata. “Stiamo lavorando in una war room per capire se ci sono interventi migliorativi ma non abbiamo riscontrato debolezze interne – aveva annunciato l’Ad – In Sogei non c’è un solo direttore generale ma ce ne sono due, con funzioni tra loro segregate, secondo una best practice di separazione tra chi opera sul fronte operation e chi opera sul fronte corporate”.