IL REPORT AGID

Ict, spesa nella PA a +5,8%: piattaforme e infrastrutture al centro degli investimenti

Sul piatto oltre 7 miliardi. Pienamente diffuso l’uso del cloud: ne fanno ricorso il 100% delle amministrazioni locali, il 95% delle Regioni e Province autonome e l’89% degli enti centrali. Spid: pronta la nuova convenzione biennale con i provider

Pubblicato il 02 Ago 2023

ict digital

Nel 2022 la Pubblica Amministrazione italiana ha speso oltre 7 miliardi di euro in soluzioni Ict, registrando un aumento del 5,8% rispetto al 2021. Un dato che secondo le stime continuerà a crescere nel prossimo triennio, anche grazie ai fondi del Pnrr. A dirlo è il report “La spesa Ict nella PA italiana 2022”, che insieme allo studio “La spesa Ict nella sanità territoriale 2022”, individua elementi e comportamenti peculiari delle PA che contribuiscono alla maggior parte della spesa pubblica italiana destinata all’Ict. I lavori sono stati pubblicati dall’Agenzia per l’Italia Digitale nell’ambito delle attività relative al “Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione”.

Le priorità nella spesa Ict della Pubblica amministrazione

La rilevazione della spesa Ict 2022, giunta alla sua quinta edizione, ha coinvolto 77 amministrazioni centrali e locali, intercettando oltre il 90% della spesa della PA. L’analisi dei dati raccolti mostra, nel periodo 2021-2024, un trend in crescita della spesa Ict della PA (+5,2%), motivato in misura decrescente dalla risposta alla pandemia, i cui effetti risultano infatti ormai residuali, e in misura crescente, soprattutto nei valori previsionali, dall’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

La maggior parte dei progetti si è focalizzata sull’attuazione degli obiettivi dal Piano Triennale per l’Informatica della Pubblica Amministrazione e in particolare sull’evoluzione dei servizi al cittadino, in ottica digital e mobile first. In particolare, la componente Education segna un aumento del 17,5% e un valore pari a 470 milioni di euro, per supportare la digitalizzazione delle attività didattiche attraverso la crescente adozione di sistemi di videoconferenza, oltre che di strumenti per la gestione della relazione docenti-allievi-genitori (es. registro elettronico).

Complessivamente emerge che le istituzioni stanno continuando ad avanzare lungo il percorso di trasformazione digitale. Infatti, rispetto alle scorse rilevazioni, si evidenzia un aumento della percentuale di amministrazioni appartenenti ai gruppi degli Advanced e dei Digital leader.

Tra gli ambiti principali di investimento che sosterranno la crescita nei prossimi anni si evidenziano: la cybersecurity, da rafforzare in tutti i comparti della PA, per contrastare l’incremento degli attacchi che soprattutto negli ultimi anni hanno colpito numerosi enti pubblici e aziende sanitarie; la migrazione verso il cloud che riguarderà gli enti della Pubblica Amministrazione che dovranno attuare la Strategia Cloud Nazionale; le piattaforme dati, il cui sviluppo supporterà l’evoluzione verso un modello di scelte e strategie basate e guidate dai dati; l’evoluzione dei servizi online a cittadini e imprese e dei sistemi di autenticazione e dei pagamenti online; l’identità digitale nazionale unica, propedeutica all’evoluzione verso il portafoglio elettronico.

Le principali voci di spesa

Piattaforme e infrastrutture rappresentano i principali macro-ambiti in termini di spesa, rispettivamente con il 49% e il 20% del totale, seguiti da servizi (14%), dati (8%), sicurezza informatica (4%), governance (3%) e interoperabilità (2%). Ormai, secondo il report, pienamente diffuso è l’uso del cloud: ne fanno ricorso il 100% delle PA locali, il 95% delle Regioni e Province autonome e l’89% delle PA centrali; l’utilizzo di nome utente e password proprie per l’accesso da parte dei cittadini ai servizi di alcune PA continua invece a scendere, a favore delle identità digitali Spid, Cie e Cns.

Aumenta e migliora, infine, anche l’indice di digitalizzazione complessivo delle PA: rispetto alle scorse rilevazioni, infatti, è cresciuta la percentuale di Amministrazioni appartenenti ai cluster dei Digital leader (12%) e degli Advanced (66%), mentre cala quello delle PA classificate come Digital starter (21%) e Growing (1%).

“I crescenti investimenti Ict nella Pubblica Amministrazione rappresentano il motore trainante dell’innovazione, dell’efficienza e della trasformazione digitale. Stiamo lavorando per promuovere un ambiente favorevole all’innovazione tecnologica, investendo nelle infrastrutture digitali per garantire una connettività rapida e affidabile su tutto il territorio nazionale”, commenta il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti. “Se vogliamo migliorare i servizi offerti a cittadini e imprese, la Pubblica Amministrazione italiana deve essere all’avanguardia nell’adozione delle tecnologie digitali. Per questo i nostri sforzi sono volti a rafforzare efficienza, trasparenza e accessibilità, grazie ad un utilizzo intelligente dell’Ict”.

Gli investimenti digitali nella sanità territoriale

La rilevazione relativa alla digitalizzazione e alla spesa Ict della sanità pubblica territoriale costituisce un’estensione dell’indagine periodica della spesa Ict nella PA centrale e locale. Dal rapporto emerge che il panorama Ict della sanità pubblica territoriale in Italia presenta elementi e situazioni molto variegate, spesso caratterizzate da casi di eccellenza e vivacità progettuale, e costituisce un contesto in evoluzione.

La spesa Ict delle strutture sanitarie territoriali fa riferimento al campione dei 168 enti rispondenti, Asl, Aziende Ospedaliere e Ircss. Se poi si analizza il bacino di utenza a cui si è fatto riferimento, ovvero tutta la popolazione italiana, le strutture che hanno risposto, nel loro complesso, servono l’89% del bacino di utenza, con una copertura del 90% dei posti letto per la sanità pubblica.Per quanto concerne le tipologie di progetti Ict, si registra una forte focalizzazione sui progetti di “Cybersecurity”, segno della crescente sensibilità e attenzione verso questo tema, con l’avvio di numerose iniziative, in particolare nel 2023.

Il rapporto evidenzia inoltre come la “Telemedicina” rappresenti tuttora un ambito importante di investimento, con l’avvio di un numero significativo di progetti nel 2022 e nel 2023.

L’incremento previsto delle attività progettuali in questo ambito indirizza anche la crescita delle attività sulle infrastrutture, per la necessità di ammodernare ed estendere i sistemi, procedere alla migrazione verso il cloud o rinnovare reti e infrastrutture abilitanti i servizi di assistenza e monitoraggio a distanza.

Anche i progetti in materia di “Cartella Clinica Elettronica” registrano un’accelerazione rispetto al passato, sostenuti dall’esigenza di estenderne l’adozione all’intera struttura ospedaliera e di rafforzare i servizi di telemedicina, che hanno spesso determinato la necessità di integrare e ampliare le funzionalità su questo fronte.

Da sottolineare, tuttavia, che le progettualità in essere e prospettiche si focalizzano principalmente sull’aggiornamento dell’esistente, mentre ancora limitati sono gli investimenti verso l’introduzione di soluzioni digitali che puntino su tecnologie innovative data-driven, nonostante si assista a un incremento previsto per il 2023.

Spid, pronta una nuova convenzione biennale con i provider

Nel frattempo Agid ha in serbo per i provider di identità digitali è pronta una nuova convenzione biennale, che prevede investimenti per 40 milioni di euro, a valere sul Pnrr, per coprire i costi gestionali di Spid. Questo significa che bisognerà attendere altri due anni per vedere l’annunciato IT wallet che accoglierà tutti i servizi digitali disponibili per il cittadino, facendoli convergere sulla mobile app IO.

Come riporta il Sole24Ore, il sottosegretario Butti ha tenuto una riunione con i provider per illustrare i cambiamenti in arrivo: già nel prossimo decreto legge dedicato a misure su microelettronica e asset strategici, che dovrebbe passare al vaglio del consiglio dei ministri il 7 agosto, potrebbe trovare spazio una norma che istituirà lo strumento. Parlando con i provider, Butti ha sottolineato come l’attuale sistema non sia più sostenibile, essendo troppo frammentato sia per gli utenti sia per i fornitori di servizi. In questo senso, l’IT wallet dovrebbe rappresentare una soluzione di convergenza. Ecco perché la norma allo studio prevederà un sistema aperto alle soluzioni già sviluppate e un meccanismo di accreditamento da seguire per garantire la completa integrazione delle piattaforme.

Il Dipartimento per la transizione digitale ha stilato un possibile cronoprogramma: se la norma sarà effettivamente approvata prima della pausa estiva, i primi decreti attuativi e le regole tecniche potrebbero arrivare in autunno, a novembre, con il rilascio di una demo a dicembre. La prima versione pubblica a questo punto sarebbe prevista per il 30 giugno 2024, in anticipo di due anni rispetto all’obiettivo originario del 2026.

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