Un settore pubblico più inclusivo risponde meglio ai bisogni della cittadinanza, offre più opportunità a tutti e può trarre vantaggio dalla partecipazione dei molteplici e differenziati segmenti della società per creare innovazione. L’Ocse ha dedicato al tema della crescita inclusiva uno studio specifico (“The Governance of Inclusive Growth”) sottolineando il ruolo della governance pubblica nel raggiungimento di una crescita più equa, che si rifletta in benessere e occupazione e contrasti i trend che oggi più preoccupano nei paesi dell’Organizzazione: crescita lenta, aumento della disoccupazione, allargamento delle disuguaglianze economiche e sociali.
Secondo l’Ocse, occorre un nuovo approccio che guardi alla cosa pubblica nella sua totalità in cui vision, incentivi, meccanismi di delivery siano allineati, le spese disciplinate e il concetto di inclusione incorporato nell’intero processo di decision making. Quel che oggi manca ancora in molti paesi, si legge nello studio, non è la definizione di obiettivi che tengano conto di elementi come il miglioramento del benessere economico e sociale delle persone, dei livelli di occupazione o della partecipazione alla vita civile, ma la traduzione di tali obiettivi in azioni concrete. La guida del governo centrale sui ministeri e gli enti locali è fondamentale così come il superamento di eventuali colli di bottiglia nello scambio di informazioni tra i vari enti e la messa a punto di Indicatori chiave nazionali di performance in linea con gli obiettivi di inclusione.
Fondamentali per il raggiungimento di questi obiettivi sono i nuovi approcci all’erogazione dei servizi alla cittadinanza: tra questi l’Ocse mette in evidenza l’innovazione sociale (nuove idee, prodotti, servizi, modelli, che soddisfano dei bisogni sociali in modo più efficace e instaurano nuove relazioni), la co-produzione, ovvero il processo di coinvolgimento dei cittadini nella produzione dei servizi di welfare, e più in generale il digital welfare, che permette al settore pubblico di diventare più efficace facendo leva sui nuovi strumenti di cittadinanza elettronica per affrontare le sfide del welfare allineandosi meglio ai bisogni della società e colmando i divari. Questi approcci possono aumentare l’accesso ai servizi pubblici, raggiungere più capillarmente la popolazione e migliorare la qualità degli stessi servizi, dando più strumenti agli utenti.
Tuttavia, la tecnologia o il digitale da soli non bastano: occorre far sì che tecnologia, partnership e innovazione lavorino insieme, e al tempo stesso vanno rinnovate le competenze dentro il settore pubblico. Skill essenziali sono considerati la pianificazione strategica e la gestione delle partnership, compresi nuovi sistemi per assicurare che i partner siano affidabili e credibili nel contributo che danno al raggiungimento degli obiettivi delle politiche pubbliche.
Anche le iniziative per l’open government, basate sull’apertura dei dati degli enti statali al pubblico, danno un importante contributo alla trasparenza, all’inclusione e alla messa a punto di politiche più efficaci perché tarate sui bisogni della società. I paesi Ocse hanno compiuto importanti passi in avanti nell’open government, ma, conclude lo studio, resta del lavoro da fare per rappresentare tutti gli stakeholder e ottenere un processo veramente partecipativo. Occorrono anche valutazioni più affidabili sui risultati delle politiche di inclusione, migliorando per esempio il ricorso al feedback di tutti i portatori di interesse nel processo decisionale.