Le etichette discografiche si stanno orientando verso i nuovi canali digitali attraverso l’utilizzo di campagne promozionali più mirate ed adattate ai social network e ai new media. È uno degli elementi emersi dal nuovo rapporto “Investing In Music” presentato oggi a Londra da Ifpi (International Federation of Music Phonographic Industry) in collaborazione con Win. Oltre a sottolineare gli investimenti continuativi delle major della musica nei nuovi talenti, gli esperti rilevano il crescente interesse dei “signori della musica” verso nuovi media e social network come canale per pubblicizzare le canzoni con azioni “ad hoc”. Ma questo, insieme alla pirateria, è anche uno degli elementi-chiave che contribuisce al calo della spesa delle case discografiche per il marketing tradizionale: dai 2,4 miliardi di dollari del 2008 è scesa a 1,7 miliardi del 2011.
Per il resto, dallo studio emerge che le industrie discografiche hanno sfidato la crisi economica investendo oltre 4,5 miliardi di dollari nel 2011 in ricerca, sviluppo, strategie di promozione e marketing. Ma significativi sono anche altri elementi emersi dalla ricerca: per esempio la concentrazione di investimenti in A&R (Artists and Repertoire, divisione di un’etichetta discografica responsabile della scoperta di nuovi talenti da mettere sotto contratto, ndr) e i notevoli profitti ricavati negli ultimi anni dai diritti di sincronizzazione, ottenuti quando un’opera musicale è utilizzata in tv, film, giochi e spot pubblicitari.
Scendendo nel dettaglio emerge che, dei 4,5 miliardi di dollari investiti l’anno scorso, ben 2,7 miliardi sono stati destinati all’A&R, ovvero il 16% del fatturato totale: una quota solo lievemente inferiore a quella del 2008 (2,8 miliardi), nonostante negli ultimi tre anni si sia registrato un declino del 16% del valore di mercato dell’industria a livello globale. Tra l’altro i ricavi derivanti dagli investimenti in A&R sono saliti di un punto percentuale, dal 15 al 16%, tra il 2008 e il 2011. L’Ifpi sottolinea che le case discografiche scommettono una quota più elevata del proprio budget in ricerca e sviluppo rispetto, per esempio, al settore del software e dell’informatica (9,6%), e del farmaceutico e biotech (15,3%). Queste cifre, ne deduce il rapporto, sono la testimonianza che per le industrie musicali resta fondamentale scommettere sugli artisti.
Il settore più promettente è invece quello delle partnership e dei diritti di sincronizzazione. Un contratto discografico sblocca una serie di flussi di entrate diverse per gli artisti e le etichette. Questi includono nuove strategie legate a brand-partnership e diritti di sincronizzazione, grazie alla musica trasmessa attraverso TV, film, giochi e spot pubblicitari. I ricavi da sincronizzazioni in particolare sono aumentati a livelli importanti, passando da cifre trascurabili nel 2008 a 342 milioni di dollari a livello globale nel 2011. Il report riferisce il caso Ellie Goulding, la cui cover di “Your Song” è stata utilizzata in una campagna pubblicitaria, e questo ha portato un aumento di fatturato facendo crescere di ulteriori 400 mila le copie dell’album.