Per la prima volta dal 1999 i ricavi dell’industria discografica internazionale sono cresciuti, sia pure di poco, grazie soprattutto al digital download. Lo riferisce il Digital Music Report 2013 della International Federation of the Phonographic Industry (Ifpi), specificando che i ricavi sono saliti a livello internazionale dello 0,3%, per un totale di 16,5 miliardi di dollari, come conseguenza dell’aumento degli “scaricamenti” di brani dai dispositivi ma anche degli abbonamenti a servizi musicali online e dei servizi di streaming gratuito come Spotify o Myspace Player.
Le vendite “fisiche” (quelle dei cd) sono sempre in caduta libera: nel 2012 sono scese del 5% fino a toccare i 9,4 miliardi di dollari. Ma le perdite sono compensate dall’incremento dei ricavi digitali, che hanno registrato un +9%, fino a raggiungere i 5,6 miliardi di dollari, arrivando a rappresentare un terzo delle vendite dell’intero settore. Insomma tutti quelli che scaricano canzoni da iTunes di Apple, si iscrivono a siti come Spotify, si collegano a piattaforme tipo Youtube o a servizi di radio digitale come Pandora stanno contribuendo alla rinascita dell’industria discografica. L’ultima volta che era stato messo un segno “+” davanti alla voce “revenues” era appunto il 1999, anno giravano solo cd, trionfavano star internazionali come i Backstreet Boys e Britney Spears e il fatturato dell’industria musicale mondiale si aggirava sui 27,8 miliardi di dollari.
In particolare, secondo la ricerca, le vendite in download sono aumentate globalmente del 12% nel 2012 e rappresentano circa il 70% del fatturato complessivo della musica digitale.
Per quanto riguarda le persone che utilizzano servizi in abbonamento, il loro numero è aumentato del 44% nel 2012 fino a raggiungere i 20 milioni e i ricavi provenienti da questo comparto equivalgono per la prima volta a oltre il 10% del fatturato del digitale.
Sempre nel rapporto si sottolinea che i due terzi degli utenti di Internet (62%) hanno usato un service di musica digitale autorizzato negli ultimi 6 mesi, quota che sale all’81% nella fascia di età tra 16 e 24 anni.
“L’industria discografica internazionale è sulla strada del recupero – ha ammesso Frances Moore, Ceo di Ifpi – alimentata dai servizi musicali digitali e dalla rapida espansione nei nuovo mercati. Il business si sta globalizzando in modo veloce – ha proseguito – mentre smartphone e nuovi service autorizzati invadono i mercati nuovi ed emergenti. A gennaio 2011 i principali servizi internazionali di download e abbonamenti erano presenti in 23 aree di mercato, oggi sono in più di un centinaio”.
Resta lo spettro della pirateria musicale. Sottolineando che la ripresa resta “fragile”, Moore ha affermato che nel mercato gira ancora “musica gratuita illegale”, con un terzo degli utenti Internet che accedono regolarmente a siti non autorizzati.
Tuttavia il 2012 è stato anche l’anno del declino nel file-sharing non legale. Il numero degli utilizzatori di servizi peer-to-peer (P2P) per scaricare musica è sceso del 17% rispetto all’anno precedente. E il 40% dei consumatori che hanno scaricato brani in modo illegale nel 2011, nel 2012 hanno dichiarato di avere smesso o comunque di averlo fatto di meno.