La Cina non è solo la fabbrica del mondo di oggetti materiali. L’esercito di ingegneri e di manodopera qualificata che annualmente produce e la forza della domanda interna sono pronti a rivoluzionare gli equilibri del business basato sul web. Il monopolio Usa è oggi per la prima volta messo in discussione.
La recente quotazione di Alibaba lo certifica meglio di ogni altra analisi. La Cina è entrata nel gioco del business globale basato sul potere degli algoritmi. Il successo di Alibaba non è, ovviamente, solo finanziario e per almeno tre ragioni. In primis, perché fa salire sul podio delle società tecnologiche a maggiore capitalizzazione di borsa un’impresa non americana ed espressione della seconda economia del pianeta. Poi, perché adesso la competizione si farà dinamica per davvero su scala planetaria, mentre finora le regole del gioco le hanno dettate unilateralmente gli americani. Alibaba ha tanto cash a disposizione per acquisizioni ed investimenti in giro per il mondo e così potrà anche consolidare strategie di business multi paese, perfino più agevolmente di quanto non sia stato possibile per le Google o le Amazon, sfruttando anche la voglia di comprare digitale dei centinaia di milioni di cinesi sparsi nel mondo. Infine, l’impresa di Ma può facilmente allargarsi ai nuovi business complementari al commercio elettronico, come Alipay, con i quali erodere margini e quote di mercato ai protagonisti tradizionali di questi business.
Insomma con l’avvento di Alibaba le dinamiche del capitalismo mutano, non perché si competerà con strumenti diversi dai prezzi e dalla qualità dei servizi o dei prodotti, ma perché la scala cresce di una dimensione, quella della domanda interna e della capacità di risparmio cinese, e perché gli Usa non potranno più beneficiare di un “giardino” protetto dove fare business e far crescere in maniera accelerata i propri campioni della tecnologia.
E il made in Italy? Deve rapidamente adattarsi al cambio di paradigma dei canali di distribuzione verso il cliente finale. In una manciata di anni pochi grandi mall digitali mondiali intermedieranno la gran parte delle transazioni e dei consumi. Non decideranno, ovviamente, cosa compreranno i consumatori ma avranno molta voce in capitolo sulla definizione dei prezzi e sulla distribuzione al dettaglio. Avere visibilità e spazio commerciale nel mondo dell’e-commerce prossimo futuro sarà difficile quanto farsi trovare sul web. Una goccia nell’oceano. Essere troppo piccoli potrebbe rivelarsi non più così bello.