“Basta davvero poco per dare il meritato successo al Bando StartUp e alle startup che ci hanno creduto e che non chiedono scorciatoie o favori. Chiedono l’immediata ripresa delle attività di certificazione delle spesa dei contributi maturati, utilizzando quelle risorse di personale dell’assistenza tecnica che bene conoscono il processo e possono portare a compimento la certificazione di tutti gli stati di avanzamento lavori prodotti finora”. È questo l’appello che arriva dai Rappresentanti eletti del Tavolo Tecnico del Bando StartUp, misura dedicata alle startup innovative nelle regioni in obiettivo convergenza concepita dal Governo nel 2013. In una lettera firmata da Antonio Gentile e Marco Mariani viene ripercorsa la tortuosa strada dell’iniziativa per le imprese 2.0 contenuta nel bando del Miur e finanziata con 30 milioni di euro su fondi Pac, che ha concesso agevolazioni a 38 progetti.
“Hanno creduto in questa iniziativa oltre un centinaio di startup e quasi tutti gli atenei delle regioni interessate. Insieme, sono stati assunte oltre un migliaio di giovani, tra soci proponenti e collaboratori – si legge nella lettera -. Purtroppo poi ci si perde nei dettagli. Così tanto che già in una prima lettera aperta al nostro premier Renzi chiedevamo un intervento per evitare che questa misura, tra le più indovinate degli ultimi anni, non finisse per far collassare quel delicato ecosistema di startup così faticosamente avviatosi nel Sud d’Italia con il coraggio, le idee e i risparmi della migliore gioventù Italiana e delle loro famiglie”.
Alla missiva dell’ottobre 2014 ne è seguita un’altra nel luglio 2015, indirizzata stavolta al ministro dell’Università, dell’istruzione e della ricerca Stefania Giannini ma ritirata dopo la disponibilità ottenuta dall’Autorità di gestione di completare l’iter di verifica e controllo. Le promesse si infrangono presto in un nuovo stallo, cui segue nuova lettera nel luglio 2016, questa volta trasmessa anche al Presidente Renzi. “Ne risulta una timidissima ripresa delle attività che però vengono bruscamente e ufficialmente interrotte nuovamente con una nota del 14 ottobre scorso, in cui l’Adg comunica la sospensione di ogni attività per superiori necessità del Paese. ‘Per il bene superiore del Paese’, ci viene detto in un messaggio privato di uno dei responsabili delle autorità di controllo, tutto il personale dell’Assistenza Tecnica viene distolto per certificare altre misure sino a tutto il 31 dicembre 2016 – ricordano i due rappresentanti -. Dunque esiste un ‘bene superiore del Paese’ per il quale si condanna al fallimento la migliore espressione delle regioni in Obiettivo Convergenza (giusto per non chiamarle Meridione d’Italia, no?), ovvero quel tessuto di oltre un centinaio di StartUp nate con estremo sforzo tra Campania, Calabria, Puglia e Sicilia dalle energie di giovani imprenditori e delle loro famiglie”.
La sospensione delle attività di controllo “implica la non erogazione dei contributi maturati e di conseguenza l’impossibilità di recuperare le somme anticipate, spese primariamente per gli stipendi (e oneri annessi) alle centinaia di altri giovani assunti e che adesso (i progetti sono per lo più con scadenza 2016) devono essere restituite in onerose rate alle banche”, denuncia la lettera. In buona sostanza, spiegano gli autori della missiva, “alla data la misura è stata ampiamente sostenuta dai risparmi e dai patrimoni dei giovani soci e delle loro famiglie. Solo per un piccolo numero di progetti si sono ricevute le anticipazioni, ma ovviamente anche quelle soltanto a seguito di pesanti fideiussioni. Se poi aggiungiamo che anche l’anticipazione è di fatto un debito con lo Stato che matura soltanto quando tutto il programma di spesa è stato certificato definitivamente, la situazione in caso di ritardi non deterministici è assolutamente non gestibile”.
Tutta l’attività di verifica e controllo è “interamente affidata a consulenti esterni al ministero (la c.d. Assistenza Tecnica) i cui contratti sono pure in scadenza il 31 dicembre di quest’anno e non è nota la copertura economica per un eventuale rinnovo. La decisione di sospendere le attività di verifica degli stati di avanzamento da parte dell’AdG è assolutamente inopinata e illegittima nei confronti degli obblighi contrattuali che lo stesso Ministero si è dato e ha imposto a tutti i soggetti attuatori, che hanno seguito alla lettera”. Secondo Gentile e Mariani “non è accettabile che queste aziende si ritrovino a rischio default per una scelta così incauta, quando tutti conosciamo il significato del tempo che scorre per aziende così piccole. Pur riconoscendo il lavoro svolto dal Miur e le difficoltà strutturali in cui opera, concludono, “non possiamo attendere oltre. Non ci saranno aziende che potranno sopravvivere a ritardi sine die”.