La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per non avere concesso per 10 anni le frequenze all’emittente televisiva Europa 7 di Francescantonio Di Stefano. La Corte ha riconosciuto all’imprenditore 10 milioni di euro per danni materiali e morali contro una richiesta di due miliardi di euro. Si chiude così un contenzioso durato 10 anni: “Violazione del diritto alla libertà di espressione”, si legge nella sentenza.
Tuttavia la Corte ha deciso di non prendere in esame l’accusa rivolta da Di Stefano nei confronti di Mediaset. Nel ricorso Di Stefano sosteneva che sia le leggi varate dal governo per far slittare la data in cui Mediaset e Rai avrebbero dovuto cedere le loro frequenze, sia le decisioni del Consiglio di Stato in merito alla questione dell’allocazione delle frequenze e del risarcimento di un milione di euro a Europa 7, erano frutto di una volontà di favorire le reti di Silvio Berlusconi. Una tesi respinta dalla Corte di Strasburgo.
Con la sentenza emessa oggi i giudici europei hanno infatti deciso di non procedere all’esame delle ipotesi di discriminazione subita da Europa 7 in rapporto a Mediaset e di conflitto di interessi rispetto alle leggi varate negli anni per l’allocazione delle frequenze. Inoltre la Corte ha stabilito che la procedura svoltasi davanti al Consiglio di Stato e le decisioni prese in quella sede sono state frutto di un processo equo, cosi’ come prescritto dall’articolo 6 della convenzione europea dei diritti umani.
“La Corte di Strasburgo ha finalmente messo il punto fine ad una pessima vicenda, che costituisce il sintomo del dramma italiano dei media: dalla concentrazione delle frequenze private nelle mani di Mediaset, al conflitto di interessi, agli errori più gravi della legge Gasparri ma anche alle incertezze del centrosinistra” commenta Vincenzo Vita (Pd), vicepresidente della commissione Cultura del Senato. Secondo Antonio Di Pietro leader dell’Idv “la condanna è solo la conferma dei danni prodotti da Berlusconi e dal suo governo”.