Un cda in anticipo di 7 giorni rispetto ai programmi per discutere del completamento della governance e soprattutto degli impegni proposti da Vivendi alla Commissione europea sul tema del controllo di fatto. È questo l’effetto che ha avuto il pressing sul board di Tim del collegio sindacale prima e della Consob poi. Secondo le indiscrezioni riportate oggi dal Messaggero, infatti, fra lunedì scorso e ieri c’è stato un fitto giro di lettere fra Roberto Capone, presidente del collegio sindacale della telco, il presidente Giuseppe Recchi, l’Ad Flavio Cattaneo e i funzionari della Consob.
È stato Capone a inaugurare il valzer di missive, scrivendo a Recchi, Cattaneo e Consob e chiedendo di “conoscere le richieste di informazioni da parte di Vivendi e della Commissione europea e il presunto documento di presentazione sugli impegni di Vivendi alla Direzione generale della concorrenza UE”. Nella stessa lettera i sindaci chiedevano di convocare il cda per esaminare “il completamento dell’organizzazione endoconsiliare e l’allineamento informativo con riferimento al procedimento di notifica avviato da Vivendi e agli impegni proposti rispetto a Persidera”. La Commissione di vigilanza per la Borsa, riporta il Messagero, ha di conseguenza chiesto al presidente Recchi la data della nuova riunione del board, prontamente fissata all’1 giugno, una settimana prima della data fissata sul calendario annuale e due giorni dopo la data fissata per il pronunciamento dell’Antitrust UE.
Il consiglio di amministrazione si riunirà così due giorni dopo il termine fissato dall’Unione europea per esaminare il dossier Vivendi, e in particolare il problema antitrust del superamento della quota di mercato del 50% nel canali tv digitali terrestri (sommando i mux di Persidera con quelli di Mediaset, di cui oggi Vivendi detiene il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti di voto). Nei giorni scorsi si è fatta molto insistente la voce che vorrebbe Vivendi pronta a puntare sulla dismissione della partecipazione di Telecom in Persidera per ottenere il placet della Commissione europea.
Un’operazione che comunque dovrebbe passare dal cda della compagnia di Tlc. E un’ipotesi a cui il board di Telecom aveva risposto con una nota dura, precisando che negli uffici del Cda non era arrivata alcuna indicazione in tal senso (“non ha formato oggetto di alcuna analisi, neppure istruttoria, da parte del proprio management o dei propri organi sociali”). Fonti di mercato citate dal giornale romane sostengono che il verdetto di Bruxelles arriverà più tardi del previsto.