Ci sono due “Europe” che corrono a velocità diverse ed è questo che impedisce al nostro continente di reinventarsi e innovare, recuperando il divario accumulato con Nord America e Asia. Nel suo ultimo discorso in veste di commissario europeo all’Agenda Digitale, Neelie Kroes si dice preoccupata che l’Europa perda la sua opportunità digitale e continui a stagnare.
Cinque anni fa la Kroes si era posta l’obiettivo di rendere ogni europeo digitale e parla di persone, perché essere digitali non riguarda i device che si possiedono ma il modo in cui sono organizzate l’economia e la società. Tanti progressi sono stati fatti, ma l’Europa non è ancora pronta ad abbracciare la nuova mentalità. Perché l’Europa ha smesso di inventare e investire?
Il problema, sostiene la Kroes, è che il continente si è spaccato in due metà: un’Europa digitale e un’Europa analogica. Sono due Europa che non si parlano tra loro, perché non sono in sincrono. Da una parte c’è l’Europa piena di energia e idee digitali, di start-up e aziende come Skype, Spotify, Sap, Rovio, Booking.com e Campus Party. Ci sono giovani che usano i device e le app digitali per costruire community e fare impresa. E’ questa l’Europa che crea lavoro, un’Europa mobile e flessibile, che detesta le barriere e cerca nuove opportunità, un’Europa che apprezza l’innovazione e ama usare Uber ed AirBnB.
Ma poi c’è un’altra Europa che ha paura del futuro digitale, che considera il digitale come un salto nel vuoto, che si crogiola nei vecchi sistemi e cerca la sicurezza delle barriere, che chiede regole più forti per proteggere il noto, invece di rischiare ed abbracciare ciò che è nuovo.
Compito dei leader europei è perciò innanzitutto far dialogare queste due Europa e trovare il compromesso tra le due. Ma si deve trattare di leader pronti a loro volta a dire sì a innovazione e start-up, non ancorati ai poteri e ai sistemi costituiti.
“Dobbiamo chiederci se possiamo reinventarci”, dice la Kroes. “E se siamo disposti ad essere guidati verso un rinascimento digitale basato su una mentalità aperta e la convinzione che possiamo eccellere. Non so quale sarà la risposta dell’Europa, ma so che questo rinascimento è possibile, anche se vedo che ci sono troppi leader che non vogliono assumersi le responsabilità”.
L’Europa è andata nella giusta direzione nominando tre commissari per la Digital Agenda e facendo investimenti strategici nella ricerca sulle tecnologie del futuro, come il 5G e la robotica. Ma per la Kroes devono poi essere i leader a tutti i livelli a muoversi e permeare tutti gli strati della società con la nuova mentalità tesa al digitale. “Il digitale non è una scelta oggi, è un fatto, e non è più accettabile ignorarlo”.
La Kroes aggiunge che se potesse tornare a rivestire il ruolo di commissario all’Agenda Digitale, fisserebbe un numero minore di obiettivi, ma al tempo stesso presserebbe con ancor più forza l’industria telco per costringerla a riconoscere gli “inevitabili cambiamenti nella catena del valore digitale”. Le telco capiscono le sfide, dice la Kroes, ma sono ancorate a vecchi modelli di business e hanno bisogno di una spinta dal di fuori per cambiare. “Mi sarei mossa prima su deregulation e net neutrality”, afferma la Kroes. “Mi sarei occupata dalla proposta Connecting Europe con maggior tempestività, prima che i finanziamenti per questo progetto fossero tagliati dai leader nazionali”.
Quel che non si dice mai in pubblico ma “è vero”, conclude la Kroes, è che i leader europei si pentono di non aver creato il mercato unico digitale prima; cinque anni sono passati, ora è tempo di fare qualche compromesso, smettere con gli scontri sterili e “passare all’azione”.