Parte il 27 febbraio a Ginevra il processo diplomatico che potrebbe cambiare il volto di Internet, assegnando all’Onu il ruolo di controllore della Rete. Lo scrive il Wall Street Journal, aggiungendo che decine di paesi che fanno parte delle Nazioni Unite, in prima linea Russia e Cina, spingono per la sottoscrizione di un trattato per il “controllo internazionale di Internet” tramite l’Itu (International Telecommunication Union), l’agenzia Onu che si occupa delle Tlc.
Il nuovo corso di Internet potrebbe entrare in vigore entro fine anno, modificando lo status quo e un regime di gestione della Rete che risale al 1988. Allora i rappresentanti di 114 paesi si riunirono in Australia e trovarono un accordo per la gestione a maglie larghe della Rete. Un regime di liberalizzazione nei servizi di comunicazione digitale che vige ancora oggi, diventando la cifra della libertà della Rete come la conosciamo ai giorni nostri. Una gestione “multi stakeholder”, che oggi comincia a scricchiolare anche perché nel 1995 c’erano 16 milioni di utenti mentre nel 2011 gli internauti sono quasi due miliardi, con un ritmo di crescita di mezzo milione di nuovi utenti al giorno.
Questa crescita esplosiva, secondo il Wall Street Journal, è il frutto del la relativa libertà assicurata a Internet da parte dei governi. Così, Internet è stato anche un motore per la creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo un recente studio di McKinsey ogni posto di lavoro che sparisce per colpa di Internet, ne crea 2,6.
Ma oggi Russia, Cina e altri paesi emergenti tra cui il Brasile nel consesso dei 193 membri dell’Itu vogliono rinegoziare il trattato del 1988 per mettere una serie di paletti alla deregulation che vige nel mondo di Internet.
Fra le proposte sul tavolo alle Nazioni Unite, che potrebbero comporre l’ossatura della nuova regolamentazione di Internet ratificata a dicembre a Dubai, ci sono grosse novità.
Sottoporre la cyber security e la privacy dei dati al controllo internazionale; consentire agli operatori stranieri di applicare tariffe sul traffico online “internazionale”, anche sulla base del “pay per click” su certi siti web, allo scopo di generare ricavi per le compagnie telefoniche statali e per le casse dei governi; imporre prezzi concordati sul traffico peer-to-peer; imporre il potere dell’Itu sulla governace di Internet oggi in mano all’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l’organizzazione americana non profit che gestisce i domini .com e .org. Sottoporre al controllo intergovernativo dell’Onu l’attività di enti di standardizzazione tecnologica, come ad esempio l’Internet Engineering Task Force. Regolare le tariffe internazionali di mobile roaming.