È entrato in vigore il Digital services act (Dsa), la nuova legge europea sui servizi digitali che completa – dopo l’entrata in vigore del Digital markets act (Dma) – il quadro normativo disegnato dalla Commissione europea per un’Europa al passo con l’evoluzione delle tecnologie e dei mercati. Il Dsa, afferma l’esecutivo dell’Ue, è la normativa fondamentale dell’Unione per un ambiente online più sicuro e responsabile. La data di inizio dell’applicazione della legge è il 17 febbraio 2024.
La legge sui servizi digitali si applica a tutti i servizi digitali che mettono i consumatori in collegamento con beni, servizi o contenuti e stabilisce nuovi obblighi globali per le piattaforme online di riduzione dei danni e contrasto dei rischi online, introduce forti tutele per i diritti degli utenti online e colloca le piattaforme digitali in un nuovo quadro unico di trasparenza e responsabilità. Per le grandi piattaforme e i motori di ricerca che raggiungono più del 10% della popolazione europea (circa 45 milioni di persone) varrà un regime speciale con maggiori obblighi e controlli.
Concepita come un insieme unico e uniforme di norme per l’Ue, la legge sui servizi digitali rappresenta anche un unico nel suo genere a livello mondiale e intende porsi come parametro di riferimento internazionale per un approccio normativo per gli intermediari online.
Nuove responsabilità per i servizi digitali
La legge sui servizi digitali introduce una nuova serie completa di norme sulle modalità di strutturazione dei servizi e delle procedure da parte dei servizi di intermediazione online. Le nuove norme prevedono nuove responsabilità per limitare la diffusione online di contenuti e prodotti illegali, aumentare la protezione dei minori e offrire agli utenti una maggiore scelta e migliori informazioni. Gli obblighi dei diversi operatori online corrispondono al loro ruolo, alle loro dimensioni e al loro impatto nell’ecosistema online.
Tutti gli intermediari online dovranno rispettare i nuovi obblighi di trasparenza, che sono di portata molto ampia, finalizzati all’aumento della responsabilità e della sorveglianza, ad esempio con un nuovo meccanismo di segnalazione dei contenuti illegali.
Regime speciale per le big tech
Ma per le piattaforme con più di 45 milioni di utenti viene introdotto un regime speciale: per esse e per i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, infatti, sono previsti ulteriori obblighi, come valutazioni annuali di ampia portata dei rischi di danni online sui loro servizi, ad esempio per quanto riguarda l’esposizione a beni o contenuti illegali o la diffusione di disinformazione. La legge sui servizi digitali prevede l’attuazione di misure adeguate di attenuazione dei rischi, nonché il controllo, da parte di enti indipendenti, dei servizi offerti e delle misure di attenuazione applicate.
Le piattaforme più piccole e le start-up avranno meno obblighi ed esenzioni speciali da determinate norme e beneficeranno della maggiore chiarezza e certezza giuridica.
Maggiori garanzie per i diritti fondamentali online
Le nuove norme tutelano i diritti fondamentali degli utenti nell’Ue anche nell’ambiente online. Nuove disposizioni per la tutela della libertà di espressione limiteranno le decisioni arbitrarie di moderazione da parte delle piattaforme e offriranno agli utenti nuovi modi per agire con cognizione di causa contro la piattaforma quando i loro contenuti sono moderati. Ad esempio, gli utenti delle piattaforme online disporranno di vari strumenti per contestare le decisioni di moderazione, anche quando si basano sui termini e sulle condizioni delle piattaforme. Gli utenti potranno presentare i reclami direttamente alla piattaforma, scegliere un organismo per la risoluzione extragiudiziale delle controversie e/o adire gli organi giurisdizionali.
Le nuove norme impongono inoltre che i termini d’uso delle piattaforme siano esposti in modo chiaro e conciso e rispettino i diritti fondamentali degli utenti.
Le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi dovranno inoltre effettuare una valutazione globale dei rischi per i diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione, la tutela dei dati personali e la libertà e il pluralismo dei media online, oltre che i diritti dei minori.
Nuovi poteri di vigilanza della Commissione
La legge sui servizi digitali stabilisce un livello senza precedenti di controllo pubblico delle piattaforme online nell’Unione, sia sul piano nazionale che dell’Ue. La Commissione avrà la facoltà di verificare direttamente le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi, imprese che individualmente raggiungono oltre il 10% della popolazione dell’Ue, vale a dire circa 45 milioni di persone.
Ciascuno Stato membro dovrà inoltre designare un coordinatore dei servizi digitali, che supervisionerà altre entità che rientrano nell’ambito di applicazione della legge sui servizi digitali, nonché le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi per le questioni non sistemiche. I coordinatori nazionali e la Commissione europea collaboreranno attraverso un comitato europeo per i servizi digitali. Sarà infatti istituito questo meccanismo di cooperazione a livello di Ue tra le autorità nazionali di regolamentazione e la Commissione.
Algoritmi nel mirino: nasce l’Ecat
La Commissione sta inoltre realizzando il Centro europeo per la trasparenza algoritmica (Ecat) per svolgere la sua attività di supervisione con l’ausilio di conoscenze multidisciplinari interne ed esterne. Il Centro fornirà sostegno per valutare se il funzionamento dei sistemi algoritmici sia in linea con gli obblighi di gestione del rischio che la legge sui servizi digitali stabilisce per le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi, al fine di garantire un ambiente online sicuro, prevedibile e affidabile.
Le tappe della compliance
A seguito dell’entrata in vigore della legge sui servizi digitali, le piattaforme online disporranno di 3 mesi (fino al 17 febbraio 2023) per comunicare il numero di utenti finali attivi sui loro siti web. La Commissione invita inoltre tutte le piattaforme online a comunicarle i dati pubblicati al riguardo. Sulla base del numero di utenti, la Commissione valuterà se una piattaforma debba essere designata come piattaforma o motore di ricerca “di dimensioni molto grandi”. Dopo tale decisione da parte della Commissione, l’entità interessata disporrà di 4 mesi per conformarsi agli obblighi previsti dalla legge sui servizi digitali, fra i quali l’effettuazione del primo esercizio annuale di valutazione del rischio, da trasmettere alla Commissione.
Gli Stati membri dell’Ue dovranno conferire i poteri spettanti ai propri coordinatori dei servizi digitali entro il 17 febbraio 2024, data generale di inizio dell’applicazione della legge sui servizi digitali, quando la legge sui servizi digitali sarà pienamente applicabile a tutte le entità che rientrano nel suo ambito di applicazione.
Il Digital markets act è già in vigore
È già in vigore il Digital markets act (Dma), il nuovo regolamento dell’Ue sui mercati digitali che, come scrive la Commissione europea in una nota, “porrà fine alle pratiche sleali delle imprese che operano da gatekeeper nell’economia delle piattaforme online“.
Il Dma è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue lo scorso ottobre. La nuova normativa, in vigore dal primo novembre, inizierà ad applicarsi a partire da inizio maggio 2023.
La legge sui mercati digitali definisce le situazioni in cui una piattaforma online di grandi dimensioni è considerata un “gatekeeper” – ovvero costituisce un importante punto di accesso tra utenti commerciali e consumatori e gode di una posizione da cui poter dettare le regole e creare una strozzatura nell’economia digitale. Vengono identificati i servizi offerti dalle piattaforme su cui la legge ha competenza: social media come Facebook di Meta, condivisione video, come YouTube, negozi di app software, come quelli di Google e Apple, alcune applicazioni di messaggistica, come WhatsApp, mercati online, come quello di Amazon per lo shopping. Le big tech americane sono tutte sotto la lente, anche se la Commissione Ue ha sempre affermato che il Dma non è una legge ad personam ma che intende garantire la concorrenza e l’innovazione anche quando sono presenti colossi che controllano ampie fette del mercato. Per questi colossi digitali il Dma definisce precisi obblighi e divieti.