Il digital divide in Europa gode ancora di ottima salute, dato che i Millennials e la Gen Z con livelli d’istruzione più alti e un reddito disponibile più elevato, hanno un empowerment doppio rispetto ai Baby Boomers con redditi inferiori e livelli d’istruzione più bassi. A dirlo è il Consumer Digital Empowerment Index, uno studio di ricerca che mira a quantificare e fornire informazioni dettagliate sul modo in cui i servizi digitali aiutano i consumatori a semplificare loro vita quotidiana. I risultati dell’indagine hanno evidenziato un ranking di utilizzo dei servizi digitali da parte dei consumatori che ha visto al primo posto l’utilizzo di strumenti di messaggistica o servizi e-mail, seguito dalla gestione dei conti bancari e dall’acquisto di prodotti online.
Lo studio sull’empowerment dei consumatori
Lo studio è stato presentato ieri durante la roundtable “Il digitale ti dà una mano: il ruolo degli attori pubblici e privati per l’empowerment dei consumatori” che si è tenuta presso la sede di I-Com – Istituto per la Competitività a Roma. L’iniziativa rientra tra le attività di collaborazione con il network di think tank PromethEUs nell’ambito del Consumer Empowerment Project (Cep), un progetto condotto da Euroconsumers, gruppo internazionale di organizzazioni di consumatori di cui fa parte Altroconsumo, in partnership con Google.
La ricerca – condotta nel corso del 2022 in dieci paesi europei con particolare attenzione a Belgio, Italia, Spagna e Portogallo – ha coinvolto un panel di 21 esperti che hanno identificato dieci aree di consumo principali (Governo e pubblica amministrazione, Denaro e investimenti, Informazione e media, Casa ed energia domestica, movilità e turismo, Formazione e Istruzione, Salute, benessere e sport, Comunità e comunicazione, Cultura e Intrattenimento, Acquisto di prodotti) con quattro servizi digitali per ogni area. A questo lavoro ha fatto seguito un’indagine statistica online svolta in dieci paesi europei su 18.861 individui di età compresa tra i 18 e i 74 anni.
I risultati della ricerca
Come accennato, il profilo di consumatori con il livello più basso di consumer empowerment è quello dei Baby boomer con uno scarso livello di istruzione e scarse risorse economiche (media del punteggio CDEI: 37.8), mentre il massimo grado di consumer empowerment è stato riscontrato nei Gen Z o Millennial con eevato livello di istruzione e ampio reddito disponibile (media del CDEI score = 66). In generale, tre rispondenti su quattro credono che, da qui a dieci anni, le nostre esperienze di consumo saranno principalmente digitali.
Il 52% del campione utilizza almeno 20 dei 40 servizi digitali studiati. La maggior parte degli utilizzatori trova i 40 servizi digitali utili, facili da usare e preferibili alla versione non digitale. Il non utilizzo però ha un impatto considerevole sul punteggio, lasciando margini di miglioramento.
Le aree di consumo che hanno ottenuto i punteggi di empowerment più elevati sono Comunità e comunicazione, Denaro e investimenti e Acquisto di prodotti, mentre nei settori dell’Istruzione e formazione, della Mobilità e turismo e della Casa ed energia domestica c’è margine di miglioramento. In particolare gli ultimi due sono stati indicati dagli esperti fra i più importanti (assieme a governo e pubblica amministrazione) per l’empowerment dei consumatori.
Chi non utilizza i servizi digitali ne indica come principale motivo la mancanza di conoscenza e la mancanza di fiducia. Questa mancanza di conoscenza è comune anche per strumenti legati ad alcune questioni particolarmente critiche ai giorni nostri, come usare misuratori digitali per monitorare il consumo domestico di energia e acqua (28% dei non utilizzatori) e accedere afonti online per verificare l’attendibilità delle informazioni (26%). La mancanza di fiducia nel fornitore del servizio è un’altra ragione per cui le persone non si utilizzano alcuni servizi, come l’open banking (12%), la gestione dei conti correnti bancari online (11%), i social media (11%), i pagamenti da persona a persona (9%).
Il contributo alla sostenibilità
Se confrontati con le loro alternative offline, i servizi digitali hanno, secondo gli esperti, un impatto prevalentemente positivo sulla sostenibilità (dal punto di vista ambientale, sociale ed economico). Anche se gli esperti esprimono preoccupazione per aspetti quali l’aumento dell’utilizzo di energia e il consumo eccessivo, prevedono che da qui a dieci anni la digitalizzazione avrà un impatto più positivo sulla sostenibilità rispetto a quanto avvenga attualmente. Gli aspetti positivi più frequentemente indicati sono la riduzione delle emissioni dei trasporti, la diminuzione del consumo di carta, accessibilità e inclusione, il risparmio.
Le priorità da affrontare
“Dal report emerge che il 52% della popolazione italiana utilizza almeno la metà dei servizi digitali oggetto dell’indagine, sono preoccupato del 48% che non li usa. Bisogna accelerare e stabilire uno switch-off per i servizi digitali, la digitalizzazione è risparmio, è semplificazione, ed è sostenibilità”, ha rimarcato nel corso della roundtable Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom.
“I dati dell’indice confermano l’importanza dell’identità digitale per i consumatori italiani”, ha affermato Federico Cavallo, responsabile relazioni istituzionali di Altroconsumo, “in particolare, un accesso facile ed immediato ai servizi online della Pubblica Amministrazione è considerato essenziale dai cittadini e ci aspettiamo politiche coerenti con questa necessità, anche prendendo in considerazione l’inserimento in Costituzione dell’identità digitale”.
Agostino Ghiglia, Componente Garante per la protezione dei dati personali, ha sostenuto come “per procedere con l’innovazione digitale, occorre che non ci siano scontri e contrapposizioni tra presunti tifosi del passatismo e nuovi hooligans del progressismo tecnologico, è uno scontro inutile che fa più male alle fasce più deboli della popolazione acuendo il digital divide. Per essere cittadini di questo mondo occorre creare consapevolezza dell’era digitale fin dalle scuole mediante la formazione e la scolarizzazione, insegnando le basi dell’educazione civica digitale”.
Tra i vari servizi digitali analizzati dall’Indice particolare rilevanza assumono, inevitabilmente, quelli offerti dalla pubblica amministrazione. A tal proposito Donato Limone, Presidente della task force per l’Innovazione Dipartimento per la trasformazione digitale, ha sottolineato: “C’è una carenza profonda di semplificazione delle attività della pubblica amministrazione, solo semplificando saremo in grado di andare verso servizi digitali di qualità, incanalando il processo di digitalizzazione nel modo corretto”.