Il modello decentralizzato che caratterizza il Web 3.0 sta cambiando non solo il mondo IT, ma la realtà stessa in cui viviamo. Intelligenza Artificiale, oggetti autonomi come robot e droni, piattaforme immersive, realtà aumentata e non ultima la Blockchain, sono tra i principali trend tecnologici di questa rivoluzione che nel prossimo anno alimenteranno il mercato dell’innovazione. Siamo chiamati ad immaginare nuovi modelli di business, oltre ad affrontare nuove questioni in tema di etica, trasparenza, fiducia e privacy.
In questo contesto la Blockchain viene citata sempre più spesso, da una parte per la compatibilità quasi universale con tutti questi trend e dall’altra per le sue caratteristiche tecnologiche che le permettono un impatto così profondo sul business da renderla chiaramente riconoscibile come una risposta nuova all’esigenza di governare il cambiamento. Sul tema non mancano approfondimenti e riflessioni: quasi tutti passano per un bivio ritenuto imprescindibile che obbliga a scegliere tra una blockchain pubblica e una privata o consorziale. A indicare una nuova strada è l’esperienza Almaviva, che propone l’unione delle due, quindi un modello collaborativo aperto tra blockchain eterogenee che rappresenta la migliore risposta in molti ambiti.
Una blockchain pubblica è per sua natura una tecnologia completamente aperta, chiunque in tutto il mondo può leggere le transazioni di un registro distribuito tra nodi e inviare le proprie, avendo certezza che se saranno incluse nel registro saranno immutabili. La distribuzione avviene inserendo le transazioni in blocchi e i blocchi da aggiungere alla catena sono scelti in base a un processo di consenso a cui tutti possono partecipare. In una blockchain privata la lettura può essere anche pubblica, ma il consenso viene ristretto a un certo numero di soggetti abilitati e designati all’aggiornamento del registro.
I vantaggi principali delle blockchain pubbliche sono senza dubbio l’immutabilità del registro e la possibilità di identificare pubblicamente i partecipanti e le loro transazioni: questo le rende particolarmente adatte a contesti in cui trasparenza, interesse pubblico e possibilità di verifica sono cruciali, secondo il motto Bitcoin don’t trust, verify. Di contro, una blockchain privata potrebbe offrire un numero di transazioni per secondo maggiore a un costo potenzialmente minore, nuovi livelli di granularità sull’accesso ai dati, e la possibilità di modificare il registro qualora situazioni specifiche lo richiedano.
Nell’esperienza Almaviva la soluzione architetturale che maggiormente risponde ai requisiti di business sta nel massimizzare i vantaggi di entrambe le tipologie: un modello collaborativo aperto tra blockchain eterogenee, in cui si stabiliscono criteri di interoperabilità e comunicazione che permettono di concentrarsi sulle funzionalità, mentre le tecnologie vengono ottimizzate in modo trasparente e senza impatti sui livelli di servizio. In questo modo diventa ad esempio possibile eseguire migliaia di transazioni al secondo su un numero scelto di nodi, anche su blockchain di produttori diversi, aggiungere l’immutabilità laddove non era prevista o ancora certificare operazioni private che si richiede vengano rese pubbliche e non ripudiabili.
Collaborazione, distribuzione, consenso e capacità di adattamento sono le parole chiave di questa soluzione, già sperimentata da Almaviva in diversi casi d’uso nel privato come nella pubblica amministrazione con risultati di notevole efficienza, soprattutto nell’ambito tracciatura dei prodotti enogastronomici, automotive, sanità, trasporti e amministrazione digitale.
Un modello eterogeneo dove blockchain pubbliche e private interagiscono e collaborano tra loro è, secondo Almaviva, lo sviluppo più efficace della tecnologia Dlt (Distributed Ledger Technologies) per realizzare soluzioni innovative che aggiungano valore.