“L’obiettivo di questo libro è aiutare il lettore a comprendere un presente che la rivoluzione digitale ha reso complesso e a tratti opaco per il grande pubblico. Non mi propongo di dare visioni di futuro fatte e finite, scenari a scatola chiusa. Cerco invece di fornire una scatola degli attrezzi di base per capire come e perché il mondo sta cambiando così tanto negli ultimi anni”.
Stefano Quintarelli presenta così il suo nuovo libro, “Costruire il futuro. Istruzioni per un futuro immateriale”, edito dal Sole24Ore, che conta sulla prefazione di Alberto Bombassei e Pasquale Pistorio. Quintarelli, deputato dal 2013, uomo di scienza, informatico, imprenditore, tra i pionieri dell’introduzione commerciale di Internet in Italia, è stato nominato dal 2014 presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale dal Consiglio dei Ministri.
“La società – spiega Quintarelli – è sfilacciata tra chi vive un presente molto simile al passato e chi vive in un futuro molto simile alla fantascienza. Ed è un fatto che questo divario si stia allargando, con velocità crescente. La fisica, l’elettronica, le tecnologie digitali sono le principali responsabili di questo “sfilacciamento” della società che genera incomprensioni, disagio e finanche timore”.
La tecnologia digitale, sottolinea Quintarelli, è trasversale e viene usata in ogni settore della società, e i suoi effetti si propagano su tutta l’economia. Fa parte di quelle che gli economisti chiamano Gpt, “General Purpose Technologies”, come lo sono state il fuoco, il motore al vapore, l’elettricità, la ferrovia. “Ma a differenza di altri casi precedenti le tecnologie digitali non evolvono e non producono i loro effetti a velocità costante. Lo fanno bensì a velocità crescente – spiega Quintarelli – Il risultato è che la distanza tra quei due estremi della società, le avanguardie e le retroguardie, tende ad aumentare. Aumentano così incomprensioni, disagio e tensioni che si manifestano nella società”.
Ma quale sarà il punto d’approdo? “Sono convinto – spiega Quintarelli – che la strada sia segnata e che quindi certi fenomeni di base, determinati dallo sviluppo tecnologico, a sua volta determinato dalla evoluzione della ricerca nella fisica, siano inarrestabili. Si stima che nel 2030 arriveremo a 500 miliardi di dispositivi connessi alla rete con una conseguente enorme crescita dell’economia immateriale. Tentare di opporvisi risulta futile, anzi, controproducente perché nel farlo si impegnano energie e risorse”.
La politica avrà in questa trasformazione un ruolo importante. Secondo Quintarelli, che è tra i fondatori dell’intergruppo parlamentare per l’innovazione, “E’ necessario che la politica si sforzi di capire in profondità i radicali mutamenti imposti dall’evoluzione tecnologica. Solo così è possibile trovare una sintesi, un punto di equilibrio tra tutela dell’esistente e promozione del futuro, capendo anche come le scelte di un Paese possano condizionare direttamente o indirettamente quelle di un altro. Per questo è opportuno comprendere e governare certi aspetti più di dettaglio: per accompagnare l’evoluzione della società in modo da rendere le trasformazioni e le discontinuità, meno traumatiche possibili e massimizzare il potenziale di prosperità offerto dalle tecnologie”.