SHARING ECONOMY

Il governo belga dà ragione a Uber: “Autisti imprenditori, non dipendenti”

Si rafforza la tesi secondo cui la società è un fornitore di tecnologie e non di trasporto. Intanto in Europa è levata di scudi contro il servizio di sharing: in Uk parte la querela da parte dei tassisti e la Spagna si appella alla Corte di Giustizia Ue

Pubblicato il 14 Set 2015

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Gli autisti di Uber sono imprenditori autonomi e non dipendenti. Lo rileva un’analisi del governo belga che rafforza la tesi, della stessa Uber, secondo cui la società è una società di tecnologia e non un fornitore di trasporto.
“Hanno la loro auto, guidano quando vogliono e non hanno orari: per questo motivo gli autisti che lavorano per Uber non sono da considerare lavoratori autonomi”, spiega Bart Tommelein, rappresentante del goverbo belga che si occupa di frode e privacy. “Gli autisti di Uber sono come 84% dei tassisti autonomi – prosegue – Sono assolutamente a favore dell’innovazione e di nuovi modelli di business, ma Uber deve rispettare le regole come tutti gli altri.” Nei giorni scorsi i tassisti belgi hanno annunciato una mobilitazione contro lo strapotere di Uber.

La scorsa settimana invece l’autorità che si occupa della tutela dell’occupazione in California ha stabilito – diversamente dal governo belga – che un autista di Uber opera più come un dipendente che come imprenditore e ha ordinato alla società di pagare l’indennità di disoccupazione. Diversi paesi europei sono alle prese con la questione della tipologia di lavoro. Nel Regno Unito il sindacato di tassisti ha presentato una querela mentre un giudice spagnolo ha chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione europea a pronunciarsi sulla questione.

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