Il governo studia un sostegno alle imprese che investono in AI. L’annuncio arriva dal ministro dello Sviluppo economico e Lavoro, Luigi Di Maio.
”Come ministro per lo Sviluppo economico intendo costituire un fondo per le imprese che vogliono investire in intelligenza artificiale – ha detto intervenendo all’assemblea di Confcooperative – L’Italia può perdere il treno dell’innovazione e tra i tanti temi da affrontare in materia di digitale figura quello della trasparenza degli algoritmi da parte delle grandi piattaforme”. Si tratta di ”un grande dibattito” iniziato a partire dalle iniziative sui rider, ha sottolineato Di Maio.
L’Italia è già in pista per la corsa verso l’AI. A marzo l’Agenzia per l’Italia digitale ha presentato il Libro Bianco per l’adozione sostenibile e responsabile dell’Intelligenza Artificiale e messo sul piatto 5 milioni di euro per lo sviluppo di progetti pilota per le Pubbliche amministrazioni che collaboreranno con l’Agenzia all’individuazione delle iniziative.
I fondi sono messi a disposizione da Agid nell’ambito delle linee di finanziamento per la promozione del procurement innovativo e di percorsi di open innovation, in coerenza con gli obiettivi fissati dal Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione.
I 5 milioni potranno essere utilizzati per finanziare progetti che risponderanno alle raccomandazioni contenute nel Libro bianco sull’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino, frutto del lavoro svolto dalla task force, dalla community aperta su AI.Italia.it e dal successivo percorso di consultazione pubblica.
In Europa il primo Paese a mettere in campo inizitive a sostegno degli investimenti in AI è stata la Francia: il presidente Emmanuel Macron ha varato, a marzo, un piano da un miliardo e mezzo per l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è fare dellaFrancia uno dei paesi capofila dell’innovazione e colmare il divario con Stati Uniti e Cina. La strategia fa leva sul rapporto di Cedric Villani, lo studio sulle tecnologie AI presentato alla Camera dal parlamentare e matematico de La République en marche (LREM) e commissionato dal governo a fine 2017.
Si tratta di 1,5 miliardi di euro di fondi pubblici per cinque anni (2018-2022), di cui 400 milioni destinati specificamente ai progetti di innovazione disruptive; le risorse saranno prelevate dal più vasto pacchetto (10 miliardi di euro) di Fondi per l’Innovazione e l’industria.
E anche la Ue si sta muovendo. Ad aprile la Commissione ha annunciato la sua strategia. In occasione del Digital Day 2018, 25 Paesi europei – c’è anche l’Italia – hanno firmato un patto per lo Sviluppo dell’AI che, nelle intenzioni, cercherà di recuperare il gap con Usa, Cina e Giappone, Paesi che più di altri stanno investendo nel settore.
L’accordo coinvolge Bulgaria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Olanda, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, UK, Norvegia.
La Commissione si era impegnata ad investire, da qui al 2020, oltre 1 miliardo di euro che si andranno ad aggiungere agli investimenti nazionali. Il bilancio europeo 2021-2027 ha successivamente previsto fondi per 2,5 miliardi in 6 anni.
Una parte europeo del “patto per l’AI” è dedicata alla formazione e all’occupazione. Secondo i numeri della Commissione i posti di lavoro creati in Europa dall’AI sono già 1,8 milioni, con una crescita del 5% all’anno dal 2011, mentre oggi ci sarebbero a disposizione circa 350mila posti. Il timore è che queste posizioni restino vacanti per mancanza di competenze specifiche: ecco perché la Commissione si impegna a mettere in campo azioni per la riqualificazione delle figure professionali nei settori toccati dalla “rivoluzione”. Tra questi spiccano l’automotive, il tessile, il comparto spaziale e quello turistico.
Focus anche sulla questione etica. Entro fine anno una task force elaborerà un codice etico che verterà su due concetti chiave, sicurezza e responsabilità.