Partenza a razzo per il titolo di Telecom Italia – in mattinata arriva a superare il 9%, nel primo pomeriggio il 10% per chiudere a +7,79% a 0,7470 euro – all’indomani dell’approvazione dei conti e del via libera alla partnership con Fastweb per accelerare sulla banda ultralraga.
La compagnia ha chiuso il miglior trimestre degli ultimi sette anni e messo sul piatto 1,2 miliardi di investimento per accelerare di un anno i piani di costruzione della rete, in tandem con la controllata di Swisscom. Gli analisti di Equita Sim sottolineano che i risultati di bilancio sono “sopra le attese specie per i margini”. Gli esperti di Mediobanca, da parte loro, notano che “al mercato piacerà il mix di numeri positivi, guidance migliorata e joint venture strategica”.
I conti. I margini tornano a crescere, con l’ebitda in salita del 25,4% a 2.014 milioni nel secondo trimestre. L’aumento ha permesso all’Ad Flavio Cattaneo di rivedere al rialzo i target di fine anno, puntando non più alla stabilizzazione ma alla crescita a una cifra dell’ebitda. Telecom Italia stima che entro il 2018 il rapporto tra debito netto ed ebitda sarà sotto 2,7 volte.
Entrando nel dettaglio i ricavi del primo semestre 2016 ammontano a 9.096 milioni di euro (-9,9%), l’ebitda a 3.726 milioni (+2,4%) e l’utile netto si attesta a un miliardo di euro a fronte dei 33 milioni precedenti. Questi risultati insieme al percorso di progressiva riduzione dell’indebitamento, grazie anche alla conversione del Mandatory Convertible Bond (contrattualmente prevista nel novembre del 2016 per 1,3 miliardi di euro) motivano la revisione della guidance. Miglioramenti sono attesi anche in Brasile dove la controllata – Cattaneo in conference call ha ribadito che l’asset sudamericano è strategico – ha rivisto il suo piano industriale con “una riduzione dei costi di 4,5 miliardi di reais” pari a circa 1,36 miliardi di euro, 1,6 miliardi di reais in più rispetto alle precedenti linee guida. Ci sono segnali di ottimismo, scrive il cda presentando i conti del secondo trimestre (ricavi -12,4% a 1,05 mld euro e utile netto a 13,1 mln euro -84%), sia nello scenario politico che sui mercati e “il piano di efficienza, comprende tutte le sue attività”.
Soddisfatto anche l’azionista francese, “sono molto felice della qualità dei conti. Il primo passo della nuova era, una squadra fantastica” ha commentato il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine a margine del cda che ha approvato la semestrale.
Accordo con Fastweb per la fibra. Al centro dell’accordo con Fastweb una joint venture partecipata all’80% da Tim e al 20% da Fastweb collegherà 3 milioni di case – nelle principali 29 città già coperte in Fiber to the cabinet – entro il 2020 con una rete Ftth nazionale capace di viaggiare ad almeno un gigabit al secondo. Tim acquisirà da Fastweb nei prossimi 18 mesi le infrastrutture con tecnologia Ftth che consentiranno di collegare alla rete Tim circa 650mila unità immobiliari in 6 città. Fastweb invece porterà il numero di unità abitative e sedi business coperte dalla propria rete Ftth dagli attuali 2 milioni a 5 milioni, cioè il 20% della popolazione italiana. Infine “Tim e Fastweb studieranno la possibilità di estendere la partnership anche ad altri settori di collaborazione per lo sviluppo congiunto di infrastrutture passive e di tecnologie per la rapida diffusione della banda ultralarga”, spiega una nota.
La partnership con Fastweb “rappresenta un grosso passo avanti nel panorama italiano della fibra e conferma il nostro fondamentale ruolo per realizzare l’infrastruttura di banda ultralarga”, ha sottolineato Cattaneo in confernce call.
“Non ci aspettiamo problemi di Antitrust” ha tenuto ad evidenziare il direttore finanziario Piergiorgio Peluso rispondendo a una domanda sull’accordo tra Telecom e Fastweb per investire insieme nella fibra. L’operazione è stata segnalata
all’Authority come d’abitudine. “Abbiamo deciso di mantenere Inwit all’interno del perimetro, è esclusa la vendita”, ha poi sottolineato l’Ad.
Asati ritiene positivi “sia l’accordo con Fastweb, per limitare le possibili erosioni di mercato dalla confluenza di Metroweb in Enel Fiber (benché non sia chiaro come saranno ripartite le quote di copertura nel processo di infrastrutturazione del territorio), sia la fusione per incorporazione della società IT in Telecom che rafforzerà il presidio Ict”.
“E’ fuori dubbio che l’Ebitda è dovuto alla riduzione dei costi: in particolare la mancata distribuzione del PDR 2015 (premio di risultato) e la solidarietà per un totale di circa 90 milioni e dai forti sconti chiesti ai fornitori, nel triennio 2016-2018 – si legge in una nota – Il debito netto rettificato cresce di 236 milioni il flusso di cassa è negativo (- 31 milioni contro i +700 nel I° sem. 2015),nonostante che da tre anni non viene pagato il dividendo agli azionisti ordinari, il margine di liquidità “interno” si è ridotto di 1,2 miliardi (da5 a 3,8 miliardi): ciò significa che per sostenere l’importante piano di investimenti occorrerebbero forse risorse “fresche” da parte degli azionisti”.