Il dado è tratto. Google ha ceduto ufficialmente il passo ad Alphabet, la holding creata per riorganizzare i molti business a cui il “motore” si è aperto nel corso degli anni e consentire una migliore gestione delle singole unit anche sulla base degli obiettivi di revenue. Oggi il titolo Alphabet ha ufficialmente mandato in pensione Google al Nasdaq. E a dispetto dello scetticismo che in questi giorni si è riversato sull’operazione – molte le voci contro soprattutto sul fronte del “cambio” di brand – il mercato ha premiato. Al rialzo le azioni di classe A e C di Google che sono scambiate rispettivamente come titoli Alphabet della stessa classe. I ticker restano quelli esistenti prima della riorganizzazione del gruppo, ossia “GOOG”
per le azioni di Classe C e “GOOGL” per quelle di Classe A. In dettaglio nel momento in cui si scrive il titolo Classe C di Alphabet guadagna l’1,5% a 636,42 dollari, quello di Classe A l’1,35% a 665,87 dollari. Per verificare però il reale “valore” dell’operazione bisognerà aspettare il mese di gennaio quando è prevista la prima diffusione dei risultati finanziari della holding.
Sotto Alphabet, oltre a Google, confluiscono Google Ventures, la società di venture capital del gruppo, Capital, la società di private equity, Google Fiber, che gestisce servizi Internet ultraveloci. Per la medicina (soprattutto ricerca contro l’invecchiamento e le malattie senili come l’Alzheimer) c’è Calico (sta per California Life Company) insieme alla Arthur D. Levinson. E poi c’è GoogleX, i laboratori del gruppo che probabilmente terranno sotto il cappello di un’unica società vari programmi, come quello dell’auto senza pilota. In pancia anche Nest che si occupa di smart home.