IL LIBRO VERDE

Il nuovo made in Italy passa dal green & digital: ecco la strategia industriale 2025



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Il Mimit pubblica un corposo documento che mette nero su bianco i punti di forza su cui fare leva. Dalle nuove frontiere tecnologiche alle reti a banda ultralarga, dalla Transizione 5.0 alle competenze, la sfida più importante sarà portare a bordo l’ecosistema delle Pmi. Consultazione aperta fino al 31 dicembre

Pubblicato il 16 ott 2024



Adolfo Urso 13

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha presentato “Made in Italy 2030. Libro verde sulla politica industriale” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), un corposo documento in cui avanza una serie di proposte per affrontare le maggiori sfide di oggi e del prossimo futuro, ovvero la triplice transizione green, digitale e geopolitica e la necessità di sicurezza economica e di autonomia strategica al fine di rafforzare la sovranità industriale, energetica e tecnologica. A queste sfide si affiancano quelle prodotte dalla iperglobalizzazione, come la deindustrializzazione, e quelle strutturali dell’economia italiana, legate al miglioramento dei livelli di produttività e di competitività.

Per questo il Libro verde propone 15 grandi obiettivi che dovrebbero guidare la nuova strategia di politica industriale al 2030, tra cui il consolidamento della posizione dell’Italia tra le prime 10 economie del mondo, la creazione di uno sviluppo industriale basato sul basso costo dell’energia anche con l’utilizzo del nucleare di ultima generazione, lo sviluppo di imprenditoria nei nuovi domini economici come quelli dello spazio e del mare e il rafforzamento della cooperazione con l’Ue e con i Paesi del G7, sviluppando in parallelo una capacità di partenariato industriale internazionale, anche attraverso il Piano Mattei.

Per modernizzare il rapporto con le imprese viene suggerita l’adozione di una politica industriale orientata per filiere, anche con l’istituzione di una “Conferenza delle imprese e delle filiere”, con il compito di consolidare le interdipendenze tra i diversi settori e rafforzare le Pmi.

Il libro verde “che abbiamo presentato oggi ci deve permettere di elaborare e poi presentare al paese, nel prossimo mese di febbraio, un libro bianco ‘Made in Italy 2030’ che delinei la politica industriale che vogliamo realizzare nei prossimi 5 anni”, ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine della presentazione Libro verde “Made in Italy 2030” al Cnel, sottolineando che “I 5 anni di orizzonte del libro bianco coincidono con i 5 anni della nuova Commissione europea, perché noi riteniamo che la politica industriale si debba fare in Italia attraverso uno Stato stratega, che tenga conto di quello che è il sistema paese, e indirizzi al meglio le risorse ai fini di affrontare e vincere le sfide della duplice transizione, ecologica e digitale, all’interno di un percorso, che l’Italia insieme all’Europa deve garantire, di autonomia strategica del nostro continente”.

Il Made in Italy passa per le tre transizioni green, tech e geo

Le tre transizioni (green, tech e geopolitica), indica il Libro verde, rappresentano i “nuovi driver (sfide sistemiche ed esogene) della domanda di politica industriale a cui l’Italia, così come gli altri Paesi economicamente avanzati, è chiamata a rispondere”. Di conseguenza, il documento illustra in che modo, a causa delle trasformazioni sistemiche causate dalle tre transizioni nel contesto globale attuale e futuro, le politiche industriali di oggi devono differenziarsi da quelle del passato al fine di rispondere a bisogni differenti, nello specifico alle tre grandi transizioni interconnesse energetica (green), tecnologica (tech) e geopolitica (geo).

Il Libro verde sostiene la creazione di un mercato unico europeo dell’energia elettrica; l’inserimento del nucleare di nuova generazione (Smr e Amr) tra le fonti primarie di generazione dell’elettricità; l’introduzione del principio della neutralità tecnologica come cardine della transizione green; l’apertura all’utilizzo dei biocarburanti nell’automotive.

Affinché la decarbonizzazione si coniughi con la sostenibilità economica, produttiva e sociale è necessario inoltre valutare tempi e modalità della transizione ecologica, afferma il documento. Al tempo stesso, per dare certezze alle imprese, è urgente anticipare dal 2026 al 2025 la revisione del pacchetto Fit for 55 come previsto dalla clausola di revisione. In uno scenario in cui la transizione energetica sarà necessariamente graduale per essere conciliabile con gli obiettivi di competitività delle imprese, i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo centrale nella determinazione dei prezzi dell’energia.

Inoltre, la strategia green nazionale dovrebbe essere guidata dal principio di neutralità tecnologica, cioè da un approccio che si concentri sugli obiettivi da raggiungere senza prescrivere le tecnologie da adottare. In questo modo gli obiettivi di transizione possono essere raggiunti con strategie e tecnologie differenti, lasciando ogni Paese libero di sviluppare la sua via industriale alla decarbonizzazione, anche utilizzando un mix di tecnologie complementari che offrono costi/benefici differenti. Questo approccio consente di salvaguardare meglio intere filiere, settori industriali e quote d’occupazione.

Le tecnologia di frontiera puntello della sovranità digitale

Per quanto riguarda la transizione tecnologica, il documento afferma che puntare sulle cosiddette tecnologie di frontiera (semiconduttori avanzati, tecnologia quantistica, intelligenza artificiale, biotecnologie, tecnologie digitali per connettività e navigazione, sensori avanzati, tecnologie spaziali, energia, robotica e sistemi autonomi, materiali avanzati e tecnologie per la produzione e riciclo) significa realizzare nel lungo periodo un potenziamento della sovranità tecnologica italiana ed europea, presupposto fondamentale per rafforzare il posizionamento della nostra economia nello scacchiere internazionale.

In ambito europeo l’Italia è attivamente impegnata nei processi legislativi che puntano a un rafforzamento del posizionamento dei Paesi Ue nei mercati delle tecnologie di frontiera. Il Chips Act e il regolamento sull’Intelligenza artificiale di recente approvazione sono solo alcuni esempi che illustrano l’importanza che Commissione europea e Stati membri attribuiscono al tema della transizione tecnologica e digitale.

Ma l’Italia ha anche posto l’ecosistema delle piccole e medie imprese al centro delle politiche per la transizione digitale. Nel nostro Paese si punta a favorire l’adozione di tecnologie digitali da parte delle Pmi per aumentare la loro competitività e l’innovazione e a continuare a sostenere la crescita delle startup innovative.

Il 5G nella politica industriale italiana

Uno dei pilastri per la realizzazione della transizione digitale è la disponibilità di reti e sistemi di telecomunicazione all’avanguardia. Le reti di nuova generazione 5G, ma anche la rete unica, sono citati nel Libro verde del Mimit.

Il nostro Paese – si legge nel documento – già dispone di alcuni strumenti pensati per agevolare innovazione e sviluppo tecnologico nelle imprese, come Transizione 4.0 e la più recente misura Transizione 5.0. In particolare, il piano Transizione 5.0 si inserisce nell’ambito della strategia finalizzata a sostenere il processo di trasformazione digitale e ambientale delle imprese, con risorse impiegabili anche per la formazione. I nuovi ruoli che emergeranno saranno, infatti, maggiormente dipendenti da tecnologie sofisticate e richiederanno nuove competenze.

“Nell’ottica di Industria 5.0 assumono particolare valore tecnologie come il cloud computing i computer ad alta prestazione (Hpc), la rete 5G e lo sviluppo di una rete unica”, si legge.

Al via la consultazione, si guarda al Libro bianco nel 2025

“Si deve fare ancor più e meglio in Europa insieme agli altri partner per rivedere la politica industriale europea e associarla alla politica ambientale, come aveva chiesto anche il premier Draghi nel suo report all’Europa”, ha affermato Urso.

“È motivo di grande soddisfazione che il percorso strategico avviato dal ministro Urso sulle politiche industriali e il Made in Italy abbia nel Cnel un suo importante punto di riferimento”, ha sottolineato il presidente del Cnel, Renato Brunetta. “Ai contenuti e agli obiettivi del libro verde ha lavorato un gruppo congiunto, costituito sulla base dell’accordo interistituzionale tra Cnel e Mimit del luglio 2023. Questa collaborazione prosegue ora con un ciclo di consultazioni e sono lieto che il ministro ci faccia l’onore di avviare al Cnel questa nuova fase. Una scelta di certo non casuale, poiché il Cnel è la casa dei corpi intermedi, il luogo del confronto e del dialogo tra la molteplicità di soggetti che compongono la società civile”.

Le consultazioni sul Libro bianco che vedrà la luce nel 2025 saranno aperte fino al 31 dicembre.

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