Il Pentagono sta accelerando gli sforzi per sviluppare una nuova generazione di armi cibernetiche capaci di intervenire sui network militari dei paesi stranieri, anche quelli non connessi con Internet. Lo rendono noto fonti dell’amministrazione Usa che sottolineano come l’eventualità di un possibile conflitto con l’Iran o la Siria ha rafforzato per gli strateghi americani il valore di queste "cyberweapon".
Questa nuova generazione di armi potrebbe essere usata anche contro target militari, come i sistemi di difesa aerea, che non sono collegati con Internet. Ma un utilizzo del genere richiederebbero diversi mesi, se non anni, di duro lavoro tecnico. Per esempio un anno fa, al momento di lanciare i raid Nato contro la Libia, si era presa in considerazione l’eventualità di utilizzare la cibertecnologia contro la difesa aerea libica, ma l’idea era stata subito scartata come non praticabile.
Ora, dopo 12 mesi, la situazione si è evoluta, ma forse ancora non a sufficienza. "Non eravamo pronti a farlo in LIbia, e in effetti non siamo ancora pronti a farlo ora", dice un ex ufficiale Usa. Progressi e sforzi comunque sono stati fatti, anche grazie ai 500 milioni di dollari investiti in un periodo di cinque anni dallo Stato Maggiore Riunito nella Defense Advanced Research Projects Agency, la principale agenzia di ricerca del Pentagono.
“Abbiamo bisogno di opzioni cibernetiche che possano essere applicate in modo veloce ed ampio”, ha detto, in un’audizione al Congresso il mese scorso, Kaigham Gabriel, vice direttore dell’agenzia.
In particolare, i ricercatori stanno cercando di mettere a punto cyberweapon che possano colpire sistemi militari "offline", in parte ampliando una nuova tecnologia che usa i segnali radio per inserire a distanza codici informatici nei network. “Per poter colpire, un sistema deve poter avere accesso e noi non abbiamo perfezionato la capacità di accedere in un sistema che non sia connesso con Internet" spiega Joel Harding, un ex ufficiale che ora lavora come consulente esterno.
Gli stanziamenti ufficiali del Pentagono per la guerra cibernetica, sia per programmi di difesa che di attacco, ammontano a 3,4 miliardi di dollari per l’anno in corso. E nel 2010 è stato istituito a Fort Meade l’U.S. Cyber Command, che nel 2012 ha ottenuto un budget di 154 milioni di dollari. Al momento – concludono gli ufficiali Usa – le armi cibernetiche in possesso sono in grado di sconnettere le componenti di un sistema d’arma, ma non di distruggere completamente il sistema.