Il Policlinico Gemelli spinge l’acceleratore sulla telemedicina

Il dipartimento di Scienze mediche dell’Università Cattolica ha avviato un progetto per il telemonitoraggio della pressione arteriosa dei pazienti ipertesi. Il professor Landolfi: “Con strumenti telematici maggiore tempestività e appropriatezza nelle cure”

Pubblicato il 12 Dic 2014

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Considerare i vantaggi che derivano dal monitoraggio a distanza dell’ipertensione arteriosa in soggetti ipertesi. In un momento storico dove l’e-health desta sempre più attenzione – il Censis certifica che il 41,7% degli italiani cerca informazioni sulla salute in rete, un dato commentato positivamente dal movimento difesa del cittadino, secondo cui “le nuove tecnologie rappresentano una risorsa e una possibilità di autotutela importante” – il dipartimento di scienze mediche dell’università cattolica policlinico Gemelli, diretto dal professor Raffaele Landolfi, punta proprio sulla telemedicina.

L’azienda ospedaliera capitolina, infatti, sta portando avanti uno studio sul telemonitoraggio della pressione arteriosa condotto dal dottor Marco Mettimano, direttore del centro di ipertensione del Gemelli, in collaborazione con Gesi (Gestione sistemi per l’informatica di Roma) e iHealth, la linea di dispositivi medici distribuita in Italia dalla società milanese Gima. Se da un lato la misurazione della pressione arteriosa, effettuata dal medico con lo sfigmanometro, mantiene la metodica di riferimento, occorre cogliere i vantaggi derivanti dalle nuove tecnologie. Tutti questo a partire dalla possibilità di effettuare una diagnosi precoce – “in Italia l’ipertensione arteriosa è una condizione molto comune, tale che la manifesta un terzo degli over 35 e il 60% di coloro che superano i 65 anni; non esiste distinzione tra sessi, se non in età giovanile quando è più rilevante la percentuale maschile”, precisa Landolfi – fino al controllo in tempo reale dell’aderenza alla terapia (accompagnato da una eventuale e immediata correzione).

Da parte sua, la tecnica di misurazione pressoria “Hbmp” non deve dare adito a forme di nevrosi, di automisurazione né indurre a prendere decisioni terapeutiche non concordate con il proprio medico. Al contrario, “lo studio che stiamo portando avanti attesta che l’utilizzo di strumenti telematici e di un sistema informatico evoluto facilita una maggiore interazione tra medico e paziente, migliorando la vigilanza clinica ed il supporto assistenziale, con maggiore tempestività ed appropriatezza delle cure”, riprende Landolfi, che pur comprendendo le inevitabili titubanze legate all’universo dell’e-health considera la telemedicina “una concreta semplificazione in grado di far compiere importanti passi avanti soprattutto a favore dei soggetti affetti da patologie croniche, dal diabete alle infezioni polmonari, il cui monitoraggio a distanza può offrire notevoli vantaggi”.

Sulla stessa linea il dottor Mettimano, che sottolinea come, nel corso del tempo, il rapporto tra ospedale e paziente sia profondamente mutato. “Grazie alla telemedicina, il cittadino affetto da patologie croniche non è più costretto a recarsi dal medico o in ospedale ma può procedere, dopo avere effettuato l’automisurazione della pressione arteriosa Hbpm, e inviare i suoi dati per via telematica ad un’unità centrale che, dopo attenta lettura, provvede alla teleassistenza garantendo un monitoraggio continuo e, se necessario, fornisce una riformulazione farmacologica”, conclude

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