Nel momento in cui scriviamo questo articolo, i segnali che arrivano dal fronte della politica sono contradditori. Non è chiaro se nel futuro immediato ci aspetta un Letta bis più o meno “rimpastato”, oppure se andremo ad un election day di maggio che integri elezioni europee e politiche.
In ogni caso, non sarebbe male se chi si appresta a reggere le redini politiche del Paese leggesse con attenzione l’inchiesta che ospitiamo in questo numero del Corriere delle Comunicazioni che dà voce ai responsabili di molte delle aziende italiane che operano nel settore dell’Ict e ai rappresentanti delle maggiori associazioni imprenditoriali del settore. Si tratta di un settore che, proprio per la sua capacità trasversale di produrre e diffondere innovazione, è in grado di contribuire molto più di altri alla crescita del Pil, al rilancio della competitività internazionale dell’Italia, alla crescita di posti di lavoro specializzati di cui, paradossalmente, in certi casi già oggi c’è più domanda che offerta.
La recessione sarà anche finita, come dice Barroso, ma la crisi rimane. Ed è proprio un senso di emergenza, la necessità di fare in fretta cose che tutti a parole si dicono convinti vadano fatte salvo fermarsi all’inazione, che emerge come tratto dominante della nostra survey. Non è più il tempo né delle parole o dei programmi. E nemmeno dei grandi voli pindarici destinati a lasciare tutti a terra. Non si tratta nemmeno di aumentare gli investimenti della PA. Accontentiamoci, almeno per ora, di spendere meglio. Francesco Caio ha indicato le sue tre priorità: fatturazione elettronica, identità digitale, anagrafe nazionale quali fattori abilitanti di un profondo cambiamento della Pubblica Amministrazione, dei suoi processi organizzativi ed operativi, della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Sempre Caio ha in corso un’analisi sullo stato delle infrastrutture a banda larga del Paese che dovrebbe concludersi a breve. Qualcosa di simile hanno in piedi anche Agcom e Agcm che finalmente sembrano provare a trovare un passo in comune. Speriamo non ci sia cacofonia di risultati.
In ogni caso, si parta da lì. Con urgenza e con tutti gli strumenti operativi necessari: sia che la guida del paese continui a rimanere nelle mani di Enrico Letta, sia che le elezioni la affidino ad altri. Non c’è più tempo da perdere.