Mari, monti, laghi, opere arte d’ogni genere e periodo, cibo, vino. E l’elenco potrebbe continuare. Il patrimonio paesaggistico e culturale italiano non è secondo a nessuno. Il turista può, infatti, soddisfare esigenze di ogni genere. La nostra industria turistica, pur contribuendo a circa il 10% del Pil, non riceve però la giusta attenzione. Numerose sono le eccellenze imprenditoriali o territoriali, ma è il sistema il vero punctum dolens dell’Italia. Qualche dato aiuta a capire meglio. Nel 2013 il turismo internazionale in Italia ha fruttato 33 miliardi, posizionando il Paese al quinto posto dopo Usa, Spagna, Cina e Francia. Un buon risultato? Probabilmente no. I turisti internazionali transitati sul nostro suolo sono stati 48 milioni. Una nazione! Peccato che al primo posto della classifica la Francia ne abbia contati 85, gli Usa 70, la Spagna 61, la Cina 56, la Turchia 38. Da questo perimetro si capisce che qualcosa non quadra. Siccome non è il “patrimonio turistico” a fare difetto, allora il nodo da sciogliere è altrove, nel sistema (Paese) che dovrebbe abilitare l’utilizzo a “piene mani” di questo ben di Dio a disposizione.
Il 2014, ancora con dati incompleti, conferma a grandi linee l’andamento dell’anno precedente: spesa per turismo internazionale in Italia a 34 miliardi (+3,6%), spesa turistica italiana all’estero quasi 22 miliardi (+7%). Oltre alla farraginosità del Paese, che ora non è argomento da trattare, cosa può essere fatto per stimolare l’offerta turistica, per renderla più attraente e, perché no, più moderna? “Gli strumenti digitali – afferma Filippo Renga, coordinatore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo, della School of Management del Politecnico di Milano – sono oramai una necessità per l’intero settore. Il primo obiettivo dell’Osservatorio è proprio di far percepire la loro utilità in questo campo e supportare le imprese coinvolte a governarli e a non subirli. Per esempio le 900 agenzie di viaggio e le 23.000 strutture ricettive coinvolte nell’indagine hanno risposto con interesse, confermando il desiderio di voler capire di più su questi temi”.
La competitività del settore turistico è sempre più influenzata dal digitale, sia nella relazione con il turista, sia nella gestione delle attività lavorative. Oggi le tecnologie digitali hanno permesso di ridurre i costi di gestione e delle transazioni, oltre ad aumentare la trasparenza; gli smartphone e i tablet, di uso sempre più comune, stanno accelerando il passaggio al digitale. Senza trascurare che l’innovazione digitale può aumentare la sua presenza nella filiera turistica con l’uso più intenso dei pagamenti digitali, dei social network nell’ambito della eReputation, del mobile per le attività di commercio online e per il ticketing. “Secondo le nostre stime il mercato digitale italiano nel turismo – prosegue Renga – vale poco meno di 9 miliardi, cioè il 18% dell’intero mercato, ancora prevalentemente analogico. È soprattutto la parte dei trasporti con le prenotazioni di aerei, navi e treni a usare il digitale, raggiungendo una percentuale di circa il 75%. Pacchetti turistici e strutture ricettive, invece, si ripartiscono quasi equamente il restante 25%”.
A livello di canale – diretto o indiretto, che comprende le agenzie di viaggi online, le cosiddette Ota e gli aggregatori – il trend dell’uso digitale appare immobile negli ultimi due anni, collocando il canale diretto su valori dell’80% circa e quello indiretto sulla parte residuale. I 7 miliardi, spesi nel 2014 dagli Italiani attraverso i canali digitali per finalità turistiche, riguardano destinazioni nazionali per poco meno del 60% del valore complessivo. Le strutture ricettive, in particolare, usano con una certa intensità la promozione digitale verso i prospect (71%). “La nuova edizione dell’Osservatorio, appena partito e che terminerà in autunno – conclude Renga – proseguirà nella misurazione delle dinamiche del mercato, approfondendo le analisi sull’utilizzo degli strumenti digitali nelle agenzie di viaggio e nelle strutture ricettive, gettando anche un occhio al mondo delle startup, che gravitano nell’orbita turistica. Vogliamo, però, toccare anche le destinazioni e i territori, nazionali ed esteri, per capire la diffusione degli strumenti digitali nei singoli contesti, portando all’attenzione eventuali best practice, esaminare i comportamenti del turista digitale e abbracciare anche il tema del digitale nel turismo d’affari, un segmento sempre più interessante”.