Il “Vangelo” di Accenture

Alessandro Marin, responsabile settore Technology area Igem: “Ormai la presenza dell’IT è pervasiva non solo a supporto dei processi interni all’azienda, ma come leva differenziante sul mercato”

Pubblicato il 04 Lug 2011

Oggi l’IT non è più solo un fattore abilitante per il business
ma è diventato, in modo irreversibile, una leva per la crescita e
per una “sana” competitività. Ma la strada non è sempre in
discesa. Anzi. Più aumenta l’innovazione più entrano in gioco
fattori complessi come la sicurezza e l’integrazione di processi
e sistemi. Variabili che conosce bene anche Accenture, azienda
globale di consulenza direzionale, servizi tecnologici e
outsourcing che coniuga competenze funzionali specialistiche
all’esperienza e al know-how dei suoi professionisti in diversi
settori di mercato. Nel mondo lavora per circa 4mila imprese, dalla
comunicazione all’IT fino ai servizi finanziari e per la PA. Come
riuscire a conciliare la corsa all’informatizzazione con le
esigenze specifiche di ogni cliente? Lo abbiamo chiesto ad
Alessandro Marin, responsabile Accenture del settore Technology per
l’area Igem (Italia, Russia, Europa dell’Est, Turchia e Middle
East).

È un momento delicato per l’IT perché gli effetti della
crisi economica sono ancora presenti, ma qualcosa forse sta
cambiando. Che ruolo ha assunto oggi l’innovazione in
azienda?

L’arrivo della crisi non ha colto i Cio del tutto impreparati nel
loro ruolo primario di sostenere lo sviluppo del business con
risorse economiche rigorosamente controllate. Credo invece che
molto sia cambiato nel momento in cui si sono iniziati a
intravedere i primi segnali di ripresa. Le aziende più
lungimiranti hanno subito compreso che non si poteva uscire dalla
crisi semplicemente tornando all’antico, ovvero tornando a fare –
meglio – le stesse cose di prima. Al contrario hanno capito che
occorreva fare leva sull’innovazione tecnologica. Penso in
particolare al cloud, alle tematiche di Virtual desktop
infrastructure, alla presenza sempre più pervasiva di “embedded
software” nei prodotti e servizi offerta al mercato, alla
cyber-security e a tutti i nuovi modelli di business che queste
innovazioni hanno nel frattempo reso possibile e che stanno
cambiando radicalmente il modo di gestire gli investimenti IT.
Quali direttrici guidano le scelte sul fronte degli
investimenti IT?

Oggi la maggiore novità è l’approccio consapevole al cloud
computing. Chi decide di usufruire dei servizi sulla nuvola
(infrastruttura, applicazioni e processi), può evitare di
mantenere la proprietà degli asset informatici e beneficiare fin
dal primo giorno della riduzione dei costi derivante
dall’utilizzo dei servizi a lui davvero necessari e che di cui
pagherà solo l’effettivo utilizzo. Così anche per i fornitori
di servizi cloud si aprono mercati e opportunità molto più ampie:
la tecnologia non è più solo un costo che pesa sul bilancio, ma
un vero e proprio investimento in grado di generare profitti.
Una visione “rinnovata” dunque. Ma cosa è cambiato
nella gestione e allocazione di processi e servizi?

Le aziende sono sempre più in grado di valutare cosa sia meglio
gestire “in house” in quanto core business e fattore
differenziante rispetto ai propri competitor e quanto invece possa
essere gestito da enti esterni. In questo senso Accenture ha
sviluppato una propria rete di Industry delivery center in grado di
supportare le esigenze del cliente sia in termini di scalabilità
che di qualità del servizio reso accessibile su scala globale.
In quali settori di business non strettamente legati
all’IT la tecnologia gioca comunque un ruolo
chiave?
Oggi la presenza dell’IT è pervasiva in ogni
industry non solo a supporto dei processi interni, ma come vero e
proprio elemento differenziante sui prodotti e servizio forniti al
mercato.Questo avviene ovviamente non solo per settori dove la
tecnologia è stata il motore abilitante come nel caso del banking
o del mondo dei telco operators, ma ad esempio anche in tutte le
aziende manifatturiere. Basti pensare all’automotive, in cui si
stanno sviluppando soluzioni molto sofisticate per migliorare la
sicurezza nella guida del veicolo e per l’entertainment a bordo.
A questo si aggiungono anche i sistemi di domotica, i servizi di
marketing, di acquisto e di tracking dei biglietti. La tecnologia
è ovunque. Anche dove ce ne rendiamo meno conto.
Se la parola d’ordine è semplificazione, come fa
Accenture a conciliare massima efficienza, processi performanti e
riduzione dei costi?

Il tema della semplificazione è fondamentale soprattutto oggi che
si sta affermando il paradigma del cloud. Processi più semplici e
adattabili in tempi più rapidi permettono all’azienda di
inserirsi meglio anche in mercati nuovi e ancora poco esplorati. Le
due parole chiave per bilanciare la semplificazione con le
performance sono automazione e standardizzazione.
Cosa rappresenta la nuvola per Accenture?
Già da alcuni anni è una voce molto importante nell’agenda dei
nostri investimenti IT. Nell’ultimo anno le revenues generate da
cloud rappresentano, solo per l’Italia, il 40% del totale delle
revenues dell’intera area Technology. Naturalmente anche in
termini di risorse umane, il principale asset di Accenture, stiamo
investendo: prevediamo, per il prossimo anno, di incrementare il
reclutamento di professionisti con competenze cloud del 20%.
Come gestire al meglio la sicurezza dei dati? E quali i
punti di forza e di debolezza del cloud?

La Ue sta per varare norme stringenti sulla gestione dei dati dei
clienti, che renderanno obbligatorio per le aziende comunicare agli
utenti ogni episodio di violazione dei dati. L’incidenza dei
cosiddetti “data breaches” è assai cresciuta, a danno della
fiducia degli utenti e della reputazione delle aziende colpite. La
commissaria Ue Viviane Reding ha recentemente dichiarato che
intende introdurre un principio di responsabilità delle aziende a
garanzia della privacy degli utenti di cloud computing,
analogamente a quanto già stabilito per gli operatori di
telecomunicazioni. Questo porterà a una maggiore trasparenza nei
confronti dei clienti, e di conseguenza a una maggiore confidenza
degli stessi verso i servizi cloud. Per le aziende significherà
imparare a utilizzare al meglio i metodi già esistenti di
monitoraggio e controllo delle informazioni e delle identità.
Sarà necessario insomma migliorare l’efficacia delle valutazioni
di rischio e delle politiche di sicurezza. La nuvola richiede
attenzione costante, ma non va dimenticato che il prerequisito per
utilizzare il cloud in sicurezza è che dati e applicazioni siano
sicuri già all’origine: un’applicazione vulnerabile rimarrà
tale anche se gestita nella nuvola invece che nel data center
aziendale.

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