I sindacati delle Tlc puntano il dito contro lo studio I-Com che analizza l’impatto economico dello sbarco di Iliad nel nostro Paese. “Apprendiamo con molto stupore l’analisi sulla competitività nel settore delle Tlc a cura di I-Com e soprattutto sul ruolo decisivo che avrebbe avuto Iliad sul versante della concorrenza, della soddisfazione del cliente, sull’economia nazionale e sull’occupazione”. Secondo Slc, Fistel e Uilcom “la presenza di Iliad nel nostro Paese ha spinto tutte le imprese ad una riduzione dei prezzi, dei ricavi e della marginalità, condizionando pesantemente la capacità di investimenti e pregiudicando l’innovazione e le tecnologie” mentre dallo studio “sembra si voglia far passare il messaggio che Iliad sia l’operatore che ha cambiato il modello sociale di comunicazione nel nostro Paese”.
Nel mirino i dati economici riportati dall’Istiututo per la competitività che “danno una visione distorta e distante da ogni ragionevole parametro di realtà – evidenziano Slc, Fistel e Uilcom – basta leggere la relazione annuale che l’Agcom presentata al Parlamento per rendersi conto di quanto sia critica la situazione economica-finanziaria del settore delle Telecomunicazioni”. Altro che potenzialità di crescita nel breve medio periodo, insomma.
“Il settore delle Tlc è in profonda crisi per una politica di competizione aggressiva già prima dell’ingresso di Iliad nel mercato italiano – si legge nella nota congiunta – oggi questo fenomeno è ancora più accentuato per il dumping commerciale imposto da Iliad grazie ad una azienda con bassi costi di esercizio, una struttura con poche centinaia di lavoratori, con un indotto fatto di lavoratori precari, uno spropositato utilizzo di appalti e subappalti e che grazie alle norme europee può utilizzare a prezzi agevolati le infrastrutture degli altri operatori”.
I dati in possesso del sindacato, smentirebbero dunque quelli di I-Com: “l’impiego di nuova occupazione a seguito di investimenti miliardari, di cui non abbiamo prova, e che viene stimata in circa 34.000 nuovi posti di lavoro – scrivono le sigle – è una notizia priva di qualsiasi fondamento, è vero invece che il settore per reggere la competizione ha dovuto responsabilmente gestire migliaia di esuberi scaricandone i costi sulla fiscalità generale, e dovrà continuare a gestire il rischio occupazionale per il prossimo futuro in tutta la filiera delle Tlc”.
Slc, Fistel e Uilcom “sfidano” Iliad a un confronto per per verificare i risultati e i dati diffusi che “sono distorsivi del mercato e della concorrenza, sia per il rispetto delle imprese che si sono accollate enormi investimenti in questo Paese e sia per la tutela dei lavoratori di Iliad sprovvisti di qualsiasi accordo aziendale, di regolamentazione normativa, di sicurezza sul lavoro, di turnistica condivisa, di agevolazioni e benefit e premio di produttività”.
In conclusione, Iliad più che avere avuto impatto rilevante sull’economia del Paese avrebbe “generato un pesantissimo dumping di sistema che ha contribuito a precarizzare le condizioni dei lavoratori ed a rallentare il processo di digitalizzazione di cui ha bisogno il Paese”.
LA REPLICA DI I-COM
A seguito del j’accuse dei sindacati l’Istituto per la Competitività (I-Com) in una nota ribatte ai punti contestati:
“I-Com ribadisce la fondatezza delle stime contenute nello studio dal titolo “I benefici della concorrenza. L’evoluzione del mercato delle tlc in Italia e l’impatto dell’ingresso di Ilad”. Non è un mistero d’altronde, come è stato trasparentemente comunicato, che il paper sia stato richiesto da Iliad, proprio in virtù della serietà e del rigore con cui le nostre analisi sul settore delle tlc vengono realizzate fin dalla nostra nascita quindici anni fa. La conferma – peraltro facilmente verificabile – arriva dai dati e dalla metodologia che l’Istituto per la Competitività ha utilizzato per arrivare ai risultati espressi nello studio”.
Per quanto riguarda l’impatto sull’economia e sull’occupazione degli investimenti che Iliad sta effettuando in Italia “le stime di I-Com si basano su 3,4 miliardi di euro che Iliad sta spendendo in Italia. Una cifra suddivisa in 1,2 miliardi derivanti dalla gara per il 5G, in 450 milioni per il trasferimento delle frequenze e 220 milioni per l’estensione dei diritti d’uso delle frequenze nella banda 1800 MHz”, si legge ancora nella nota. I-Com puntualizza inoltre che “si tratta ancora una volta di dati pubblici la cui fonte è rappresentata dal ministero dello Sviluppo economico e dai bilanci pubblici, ai quali l’istituto ha aggiunto il miliardo e mezzo di euro che Iliad ha programmato di investire (e in parte ha già investito) per la realizzazione della propria rete e che ha pubblicamente dichiarato. A questi numeri è stata poi applicata la metodologia standard usata a livello internazionale in questi casi, basata sulle tavole input-output e sui moltiplicatori forniti per l’Italia dall’Istat, al fine di effettuare un’analisi d’impatto degli investimenti attivati in qualunque settore del nostro sistema produttivo. Queste tavole consentono di misurare l’effetto moltiplicativo che un qualunque investimento in un determinato settore genera sul valore della produzione e sul valore aggiunto e quindi anche sull’occupazione. Si precisa che l’impatto stimato di 34.000 nuovi posti di lavoro si estende non solo al settore delle Tlc, ma anche a tutti i comparti produttivi ad esso collegati a monte e a valle, nonché all’intero indotto“.
Per queste ragioni “sorprendono i toni e le parole utilizzati da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil che reputiamo altamente lesivi della nostra reputazione e della professionalità con cui l’istituto porta avanti da molti anni il suo lavoro nel settore delle telecomunicazioni, testimoniate dal rapporto di collaborazione che ha coinvolto nel tempo tutti i principali operatori attivi sul mercato. Alla luce di queste considerazioni I-Com si riserva di valutare eventuali azioni a tutela della propria immagine e reputazione”.