“La decisione sarà presa a cavallo dell’estate”. Aveva detto così Aldo Bisio in riferimento all’eventualità per Vodafone Italia, di battezzare un proprio brand low cost in vista dello sbarco di Iliad, atteso per fine anno-inizi 2018 e anche per “ribattere” alla mossa di Tim che a marzo scorso ha lanciato Kena, l’operatore che propone offerte voce-internet a prezzi super convenienti.
L’estate non è ancora finita, ma insomma siamo agli sgoccioli e Vodafone Italia non ha ancora preso una decisione in merito. Forse che l’azienda capitanata da Bisio stia cercando di capire come muoversi per non “replicare” offerte e quindi per non lasciare che l’operazione si traduca in un mero affaire di marketing, così tanto per esserci? Quanto vale il mercato low cost? Quali e quanti clienti ci sono in ballo? “Allo studio ci sono molte opzioni – aveva detto Bisio -. C’è già in atto una guerra nei prezzi in un mercato molto competitivo”, a far intendere, appunto, che è necessario trovare una chiave. ma cosa sta facendo Vodafone negli altri Paesi? I mercati non sono esattamente comparabili l’uno con l’altro ma nemmeno poi così distanti fra loro. Per stare alle notizie di cronaca in Uk è stato annunciato il taglio del nastro di Voxi mobile una sorta di “sub-brand” dedicato specificamente ai giovani fra i 16 ed i 24 anni, considerati i maggiori consumatori di dati. L’obiettivo, in questo caso, è fare concorrenza a Three e O2 su un segmento di mercato ben preciso, dunque.
In Italia la questione è ben altra, ma sempre di concorrenza si tratta e la concorrenza si concretizza in numero di clienti e prezzo delle offerte. L’obiettivo per Vodafone Italia, come per Wind Tre e Tim è contrastare l’avanzata di Iliad ed evitare che si inneschi una pericolosa guerra dei prezzi, ancor più aspra di quella che ha già fatto crollare le tariffe – la voce è oramai una commodity – e che ha scatenato le offerte in bundle.
In ballo ora ci sono i dati: potranno gli operatori permettersi di offrire sempre più Giga gratis senza che ciò non impatti in maniera pesante sull’Arpu e quindi sui conti? Come faranno le telco a recuperare i soldi persi considerato anche l’impatto del roaming zero in Europa? È evidente che non siano causali le offerte a 28 giorni che hanno già scatenato l’ira di consumatori e del regolatore (Agcom) e nemmeno i rincari sugli abbonamenti – pacchetti il cui costo lievita improvvisamente di 1-2 euro – che hanno scatenato altrettante polemiche. Ma i soldi da qualche parte bisognerà pur prenderli. Business is business. Iliad inoltre è un concorrente da non prendere sotto gamba: il fatturato nel mobile ha superato la soglia di 1 miliardo di euro. E la crescita dell’Ebitda si deve a una sempre maggiore quota di traffico sulle reti proprie e al miglioramento del mix abbonati. Quali abbonati, appunto, la società che fa capo a Xavier Niel riuscirà a sfilare ai tre operatori “storici”? Anche nel nostro Paese, dopo quella sui prezzi, partirà la guerra delle “nicchie”?