I temi dell’innovazione, di impresa 4.0, della banda larga e del 5G sono temi Paese e i governi devono – su questi – avere visioni di lungo periodo a sostegno dei piani di investimento delle imprese. È questa la vision delineata da Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, intervistato a Telco per l’Italia 360 Summit da Mila Fiordalisi, direttore di CorCom.
Il nuovo governo ha affidato alla ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, anche le competenze sul piano Bul e la presidenza del Cobul. Come giudica questa scelta?
Aver scelto di accentrare la governance di tutta l’innovazione, dall’Agenda digitale alle reti, sotto un unico cappello è certamente un buon punto di partenza. Ora è arrivato il momento dell’execution che sarà il fronte su cui si valuterà la bontà di questa scelta.
Il piano aree grigie è in via di definizione e i voucher ne sono il pilastro. Lei che idea si è fatto di questi strumenti?
I voucher possono essere un valido strumento per far crescere la domanda, a patto che vengano utilizzati per connessioni ad almeno 100 mega. Solo così, infatti, il pubblico riuscirebbe a giocare il suo ruolo di abilitatore di innovazione e non solo di “erogatore” di risorse. Detto questo, è arrivato il momento di passare dagli annunci all’azione in tempi rapidi per accelerare la trasformazione digitale delle imprese italiane.
Quanto è stretto il legame digital trasformation-banda ultralarga?
Oltre che stretto, direi che è necessario e indissolubile. Le nostre imprese hanno bisogno di connettività ultraveloce per aumentare la produttività e rafforzare i distretti industriali diffusi, ovvero quelli che uniscono in sinergia tutta la filiera. In un Paese a forte vocazione di export, poi, le reti di nuova generazione sono l’infrastruttura che consente di innovare la rete di distribuzione dell’offerta e, al contempo, la gestione dei servizi in ottica di servification. Complessivamente consentono di mettere in sinergia gli asset materiali e immateriali per far crescere il business e soprattutto il Paese.
Si sta aprendo l’era 5G. Quale impatto sulle imprese?
L’impatto sarà disruptive. Ecco perché le imprese sono pronte ad investire su questo straordinario booster di mercato che ci metterà nelle condizioni di aumentare produttività e qualità dei prodotti e dei servizi.
In manovra sono stati previsti interventi per impresa 4.0 con un restyling degli incentivi con credito di imposta che andrà a sostituire iper e superammortamento, soprattutto per stimolare le Pmi. Cosa ne pensa?
Non sono pregiudizialmente contro il credito di imposta: se andrà ad eviqualere a due incentivi precedenti, allora ne possiamo discutere. A patto che il timing sia certo: i decreti attuativi di quella misura non possono essere varati con sei mesi di ritardo, altrimenti si mettono a rischio i piani di investimento già definiti dalle aziende e si disincentivano le piccole e medie a prevedere risorse sul 4.0. Questo è quello che la politica deve comprendere.
In che senso?
Impresa 4.0 è un tema Paese non di partito e il fatto di aver elaborato una policy, ovvero una strategia che guarda al futuro, è stato un segnp importante per le imprese che, infatti, hanno investito 10 miliardi in un solo anno e mezzo. Questo significa che il mercato ha premiato questa scelta. È indispensabile continuare a trattare il tema, pensando a piani di lungo periodo che vadano a disegnare un quadro pro-investimento piuttosto che puntare “bandierine”. E in questo senso è prioritario ascoltare il mercato e coinvolgerlo nella definizione dei piani di sviluppo.