Margrethe Vestager prepara una nuova “stretta” sulle Internet companies: la commissaria europea all’antitrust e al mercato unico digitale potrebbe proporre nuove regole che impongono a Google & co di dimostrare che la loro posizione dominante sul mercato è effettivamente un vantaggio per gli utenti.
La Vestager – riporta il Financial Times – sta valutando al momento la proposta di alcuni esperti indipendenti che obbligherebbe, in alcuni casi, le piattaforme digitali sospettate di comportamenti anti-competitivi di dare prova di chiari benefici per i consumatori per evitare “misure punitive” da parte dei regolatori, come un cambiamento delle policy, una modifica dei contratti con gli utenti e concessioni ai rivali più piccoli.
Le Big tech avrebbero su di sé l’onere della prova: dimostrare di agire a vantaggio degli utenti. Oggi, invece, è Bruxelles a dover valutare, in lunghi e complessi dossier, se i colossi del digitale danneggiano i consumatori riducendo la scelta sul mercato e ostacolando l’innovazione.
I colossi dominanti hanno “più responsabilità”
“Penso che sia una discussione importante per capire meglio quale tipo di regolamentazione sarebbe utile”, ha dichiarato la Vestager al FT, chiarendo di non aver ancora preso una decisione sull’opportunità di attuare una regulation che effettivamente inasprisca l’onere della prova.
La commissaria ha però sottolineato che colossi come Google hanno responsabilità molto più grandi di aziende non dominanti: la loro posizione di quasi-monopolio li rende “regolatori de facto” del loro mercato. Da tale posizione discendono degli obblighi, dice la Vestager, e occorre capire qual è il modo corretto ed efficace per dimostrare che tali obblighi vengono soddisfatti.
La portata della regulation
Una fonte vicina al dibattito in corso a Bruxelles ha indicato al Financial Times che il cambiamento delle regole sull’onere della prova avrebbe una portata limitata e si applicherebbe solo alle aziende che impediscono ai loro utenti di accedere ad app di fornitori diversi e a quelle che bloccano l’accesso ai propri dati per le applicazioni di terze parti che offrono servizi supplementari.
Per esempio, se Uber decidesse di offrire compensi più elevati ai conducenti che utilizzano la sua piattaforma più spesso metterebbe i concorrenti in una condizione di svantaggio, perché i conducenti favorirebbero Uber rispetto alle app concorrenti. In base alla proposta sull’onere della prova, in questo esempio del tutto ipotetico Uber dovrebbe dimostrare che il suo comportamento non causa danni alla concorrenza e crea vantaggi concreti per gli utenti.
La linea dura della Vestager
La Vestager dal primo novembre sarà vice-presidente esecutivo col doppio ruolo di capo dell’antitrust e delle politiche sul digitale. La commissaria sta esaminando le varie possibilità per la regulation e intende agire in modo veloce per garantire il rispetto delle norme sulla concorrenza da parte delle piattaforme digitali.
La Vestager ha già deciso per un giro di vite nel caso Broadcom, imponendo al chipmaker americano misure restrittive provvisorie, che impongono di fermare la presunta condotta anti-competitiva mentre è in corso l’indagine Ue (e non dopo la sua chiusura). Ora, secondo il FT, la commissaria a capo dell’antitrust dell’Ue potrebbe valutare misure ad interim anche contro Google sui prodotti Google Local e Google Travel: le denunce dei rivali si sono moltiplicate, anche se al momento non c’è alcuna indagine da parte di Bruxelles.