“Taglieremo le partecipate tutelando i lavoratori”. Lo assicura la ministra della PA, Marianna Madia, a margine di un convegno alla Cna, in merito al taglio delle in house. A fine settembre scade il tempo concesso per presentare i piani di razionalizzazione
“Stiamo lavorando a un decreto ministeriale sulla gestione delle eventuali eccedenze occupazionali causate dalla razionalizzazione delle partecipate pubbliche con i ministeri coinvolti – ha spiegato Madia – Il principio è lo stesso di quello utilizzato per la mobilità dei dipendenti delle province”.
“L’attuazione però cambia – ha aggiunto – perché non si tratta di amministrazioni pubbliche. Stiamo scrivendo il provvedimento con il ministero del Lavoro e lo verificheremo anche con i sindacati. C’è già un incontro convocato lunediì prossimo al ministero e poi ci sarà il confronto anche con i territori”.
La ministra ha precisato che il termine per la presentazione dei piani di razionalizzazione delle partecipate fissato per fine mese “è perentorio”.
“Il principio è che vogliamo chiudere le partecipate che servono solo a tenere in vita consigli di amministrazione” senza che questo abbia “conseguenze negative” sui dipendenti, secondo il principio seguito con le Province.
Entro il 30 settembre le amministrazioni, in primis gli enti locali, sono dunque tenute a una ricognizione per individuare quelle da eliminare, in base ai criteri della riforma Madia. Saranno eliminate le in house che non riguardano servizi d’interesse generale, con fatturati minimi nel triennio precedente, sotto i 500mila fino al 2019 e sotto il milione a partire dal 2020, o con più amministratori che dipendenti. Nel caso di partecipazioni regionali o delle Province autonome di Trento e Bolzano, una deroga permette l’esclusione di singole società dall’ambito di applicazione della disciplina con provvedimento motivato del Presidente della Regione o della Provincia.
Anche la tipologia di società da tagliare viene ridotta: le PA possono acquisire o mantenere partecipazioni in aziende che producono energia da fonti rinnovabili, servizi di interesse economico generale fuori dall’ambito territoriale della collettività di riferimento, a pattto che ottengano l’affidamento del servizio tramite gare pubbliche.
I ritardatari vanno incontro a sanzioni pecuniarie (fino a 500mila euro) o alla perdita dei diritti sulla società. La direzione VIII del dipartimento del Tesoro sarà “la struttura competente per il controllo e il monitoraggio” del riordino delle partecipazioni pubbliche. Il decreto del ministero dell’Economia affida le competenze a due uffici: uno definirà le linee guida per l’applicazione delle nuove regole e il secondo vigilerà sull’effettivo rispetto dei criteri anche con “verifiche a campione”.