In Italia è ora di turismo digitale

A Buytorism riflettori accesi sui servizi innovativi. App e smartphone le chiavi di volta

Pubblicato il 04 Dic 2014

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La più importante fiera europea del turismo, visto dal finestrino delle nove tecnologie, ha offerto un panorama interessante e vivace (http://www.buytourismonline.com). Oltre 50 aziende presenti, relatori autorevoli e concisi. Non potendo rendere conto di tutti i temi (marketing, valorizzazione culturale, prenotazioni, pagamenti, accoglienza, promozione, sharing economy, per citarne alcuni) segnalo, per averli seguiti, che i due panel agli estremi: Princess China e Turismo e innovazione digitale, il primo minuziosamente concreto e il secondo visionario, erano entrambi strapieni, con gente seduta per terra.

Paolo Barberis, in qualità di consigliere del Presidente del Consiglio, ha introdotto le linee guida governative, dopo aver chiarito che gli scenari tecnologici e di mercato sono dati dalle app su smartphone e dalla adozione dell’IPv6 ossia dell’indirizzamento internet ampio che consente di collegare un’infinità di oggetti (internet of everything). Oggetti, che gli smartphone possono gestire con la loro intelligenza e i loro sensori. Altre cose interessanti sono state accennate da barberis, ma per motivi di spazio ci limitiamo alla lista del cantiere del governo.

L’Italia deve diventare il primo paese con una Carta dei diritti di internet. Essa prevede: accesso universale; identità digitale (persone e imprese); progetto banda larga; net neutrality; wifi aperto e facile; la scuola buona, digitale e in cloud; punto it (.it) come bene-dominio più rappresentativo.

Barberis ha spiegato che questa strategia porterà più efficienza al sistema per promuovere prodotti, servizi, design e manifattura. Oggi, infatti, l’Italia ha una rappresentazione in rete troppo piccola e domestica.

Edoardo Colombo, oggi in Poste, ha auspicato una maggiore contaminazione tra azienda e pubblica amministrazione, contaminazione di cui la sua recente esperienza è testimonianza. Il Turismo deve entrare nell’agenda dell’innovazione della pubblica amministrazione, anche perché gli stakeholder (grandi imprese Ict da un lato e piccole imprese del turismo dall’altro) fanno fatica ad incontrarsi. Solo il progetto Smart City del Miur di Francesco Profumo ha introdotto il turismo come oggetto di ricerca e innovazione, anche se sono venute meno le sinergie con le altre amministrazioni competenti, non solo le Regioni, ma anche il Ministero del Turismo.

Roberta Milano ha evocato la figura del turista – cittadino temporaneo…e Andrea Casadei, oggi a H-Farm, le ha presentato l’evoluzione della “carta di accesso” alla città digitale. Dalla carta dei musei di Parigi del secolo scorso, fino alle recenti declinazioni di Disney, dove la “città” è trasformata in “esperienza” ossia in rete di servizi a cui si accede con un unico Pin. Ci ha lasciato, Casadei, in preda ad un sentimento misto, a proposito dell’Expo: forse E015, il market place digitale progettato da Alfonso Fuggetta, potrebbe essere il miglior lascito dell’Expo. (Che cos’è un sentimento misto? Diceva Paolo Sylos Labini, indimenticato economista del secolo breve: “quello che provi quando vedi schiantarsi la tua Rolls Royce nuova guidata da tua suocera”).

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