In italia oltre 230 aziende hi-tech quotabili in Borsa

Secondo Paolo Angelucci, presidente di Assinform “la quotazione delle imprese tecnologiche è un obiettivo assolutamente da perseguire in un quadro di accelerazione del processo generale di innovazione del Paese”

Pubblicato il 27 Nov 2009

"Oggi il settore IT è il quarto settore industriale del
Paese, formato da oltre 97.000 imprese, di cui oltre 25.000 sono
società di capitali. Esaminando i dati di bilancio di oltre 25000
imprese, abbiamo individuato 230 aziende con un fatturato superiore
ai 10milioni di euro che avrebbero tutti i requisiti per essere
quotate subito, e 682 aziende con un fatturato inferiore ai 10
milioni di euro potenzialmente quotabili".

Questa la proposta che Paolo Angelucci, presidente di Assinform ha
lanciato oggi dal palco del workshop “La quotazione sul mercato
azionario delle Pmi italiane” promosso a Milano
dall’Associazione di Confindustria in collaborazione con Borsa
Italiana e Ir Top.

"La presenza in Borsa di imprese tecnologiche, così come sta
già avvenendo in altri paesi, è fattibile in Italia e rappresenta
una reale opportunità per convogliare sui settori
dell’innovazione maggiori finanziamenti e attenzioni”.

Durante il convegno è stato presentato uno studio condotto da Ir
Top, la società italiana di Investor Relations, sulle società
quotate sul Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana e sulle
principali piazze internazionali appartenenti al settore Ict.

L’analisi ha preso in considerazione un campione di 33 società,
18 italiane e 15 estere. Le società italiane, appartenenti
all’indice Ftse Italia Tecnologia, sono in molti casi aziende
familiari, riconducibili a un imprenditore di riferimento, che
operano in settori di nicchia e con modelli di business molto
differenziati. Presentano un fatturato mediano 2008 pari a 111,9
milioni di euro e un Ebitda (margine operativo lordo) mediano pari
a 12,7 milioni di euro (corrispondente a un Ebitda margin mediano
pari al 15%).

Nel complesso del campione si registra la partecipazione al
capitale di 76 investitori istituzionali per un investimento
complessivo pari a 43 miliardi di euro, provenienti in particolare
da USA (69%), UK (10%) e Canada (8%). Tra gli investitori esteri
più attivi si annoverano Barclays Global Investors UK Holdings Ltd
(UK) e Vanguard Group Inc (Usa), mentre gli investitori italiani
più presenti sono Kairos Partners SGR S.p.A. e Bipiemme Gestioni
SGR S.p.A. Il settore Ict registra oggi una valutazione che si
aggira intorno a un EV/Ebitda pari a 11,0 (7,9 per l’Italia e
14,3 per l’estero) e ha visto negli anni 2001 e 2002 multipli
più che tripli rispetto agli attuali.

 “La crisi che ha colpito l’economia in tutti i suoi settori,
ci ha lasciato un grande e quanto mai vero insegnamento – ha
sottolineato Barbara Lunghi, responsabile dei Mercati per le Pmi di
Borsa Italiana -. Le imprese che stanno lentamente uscendo dal
contesto di attuale difficoltà, dovranno inevitabilmente fondare
la loro crescita futura su una maggior patrimonializzazione, che
passa anche attraverso la Borsa e i suoi meccanismi. I mercati
azionari offrono infatti all’impresa uno strumento unico per
raccogliere capitali per finanziare la crescita. Aim Italia in
particolare vuole rispondere proprio all’esigenza delle imprese
di più piccola dimensione offrendo un percorso di accesso veloce,
semplice e flessibile alla quotazione e, allo stesso tempo tutelare
gli investitori grazie a un impianto regolamentare che in Gran
Bretagna ha portato oltre 3.000 società a quotarsi su Aim dalla
sua nascita”.

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