La prima mano artificiale made in Italy è un “bellissimo esempio di eccellenza tecnologica, che contribuirà a dare nuove certezze alle migliaia di persone che ogni anno perdono un arto nel nostro Paese” e quando sarà disponibile, nel 2017, dovrà essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) per “renderla fruibile da tutti e superare così il gap economico che fa la differenza tra chi può averla e chi no”. Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta ieri con il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, alla presentazione del prototipo della protesi robotica realizzata dall’Inail e dall’Istituto italiano di tecnologia di Genova.
Sviluppata nell’ambito dell’accordo siglato tra l’Istituto e l’IIT nel dicembre 2013 per lo sviluppo di nuovi dispositivi protesici e riabilitativi avanzati, con investimenti congiunti complessivi pari a 11,5 milioni di euro, la nuova mano artificiale è stata realizzata in materiale plastico con alcune componenti metalliche, utilizzando la tecnologia di stampa in 3D.
Robusta e leggera – pesa meno di 500 grammi – è estremamente flessibile, grazie all’ingegnerizzazione di un tendine artificiale che consente di riprodurre i movimenti naturali, e permette agli amputati di arto superiore il recupero della funzionalità complessiva. Indossabile con semplicità sull’arto amputato, senza operazioni invasive, il paziente la controlla attraverso due sensori che recuperano il segnale naturale dei muscoli residui. L’obiettivo è di ottenere un dispositivo altamente ergonomico e con consumi ottimizzati.
“Il fatto che una persona possa riacquistare la funzionalità di un arto è straordinario – ha aggiunto Lorenzin – Plaudo alla collaborazione tra Inail e IIT e auspico che questo incontro possa rafforzarsi: mettere insieme chi lavora sulla robotica con chi si occupa dell’assistenza ai lavoratori italiani vuol dire, infatti, mettere insieme le persone con la tecnologia”. Secondo il ministro, “ora dobbiamo porci il problema di come trasferire questa tecnologia a tutti. Alle Regioni abbiamo proposto i nuovi Lea, con un metodo nuovo di approccio ai pazienti, prevedendo anche l’inserimento delle biotecnologie e credo che sarà possibile aggiungere anche questo nuovo dispositivo”. Dopo aver sottolineato che “l’elenco delle protesi era fermo da lustri”, Lorenzin ha aggiunto che “quello delle risorse è un falso problema, perché le risorse si trovano se vengono utilizzate bene quelle che ci sono”.
Anche per Poletti il prototipo realizzato dall’IIT e dall’Inail “è un grande traguardo del made in Italy, che riassume in sé le tante eccellenze che ci sono nel nostro Paese. È un progetto pensato per una grande applicabilità diffusa, un grande risultato. Come Ministero del Lavoro siamo molto interessati a questa azione e a quanto sta facendo l’Inail che, invece di limitarsi a fare soltanto l’ente assicuratore, è impegnato anche nel campo della prevenzione e della riabilitazione”.
“Considero ottima la collaborazione con l’IIT – ha detto Poletti – Ora il passaggio ulteriore è quello di rendere fruibili questi prodotti, facendo partire delle start-up in grado di sfruttare questa innovazione”. Secondo il ministro del Lavoro, infatti, l’Italia deve riprendere a investire sulla tecnologia, fondamentale in particolare nel campo della disabilità. “Dobbiamo scegliere di mettere al centro gli investimenti, il campo di azione è davvero ampio. Il fatto che siamo davanti a delle tecnologie ‘umane’, cioè alla possibilità di sostituire degli arti, significa che davanti a noi si apre una frontiera importantissima”.