Bonus fiscali, sostegno alle Pmi e coinvolgimento delle università. Sono questi i tre pilastri del piano Industria 4.0 svelato dal ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, in occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio.
Secondo il ministro lo scenario che si ha davanti è e resterà molto difficile ma l’Italia ha tutte le capacità di cogliere le opportunità per crescere. “Adesso – ha spiegato – è venuto il momento di costruire una politica economica davvero lunga e una governance che abbia uno sguardo lungo. Occorre dire con molta chiarezza ai cittadini: noi facciamo questo perché il Paese le possibilità ce le ha ma lo scenario è molto difficile e rimarrà molto difficile. Questo non ci deve dare ansia né dobbiamo tirarci indietro, scorciatoie non ce ne sono, ci vorrà un impegno sempre ancora più forte”.
Secondo Calenda un elemento imprescindibile per permettere all’Italia di riappropriarsi della leadership europea, è la produttività. “Il piano sarà un pezzo molto importante della manovra – ha detto a Calenda – Il progetto contiene stimoli fiscali agli investimenti privati, in particolare a quei beni che oggi sono cruciali per affrontare questa sfida. Ha anche una componente molto importante sul piano della ricerca”.
Si tratta di “un piano sulla competitività e sulla produttività delle aziende che è molto forte. Lavora sugli incentivi agli investimenti privati, sugli stimoli fiscali agli investimenti privati e in particolare a questi beni che oggi sono cruciali per affrontare questa sfida ed è molto significativo in termini dimensionali”. Per Calenda, Industria 4.0 “ha anche una componente molto importante sul tema dell’Università e della ricerca. Ci abbiamo lavorato anche con altri ministri; è stato un lavoro corale e starà nella manovra: sarà un pezzo importante di questa manovra”.
Entrando nel dettaglio, il ministro ha sottolineato che “il piano ha sostanzialmente tre elementi fondamentali. Il primo elemento è rappresentato dai fortissimi incentivi fiscali alla ricerca, all’innovazione e agli investimenti; il secondo è che ci sarà una spinta molto forte a una totale ricostruzione del fondo centrale di garanzia che sarà pronto per il 10 settembre. Dentro – ha precisato faremo un lavoro sul salario di produttività che è un elemento fondamentale, il governo ha cominciato a farlo, io credo che quella sia una strada per la produttività. Il terzo punto decisivo – ha concluso – è quello degli standard, ne ho parlato coi francesi e tedeschi”.
II piano sarà sottoposto alle parti sociali, eventualmente emendato, e poi inserito nella legge di Stabilità. Motivo per cui ancora non è possibile capire con esattezza il costo per lo Stato.
Incentivi. II superammortamento al 140% già in vigore ma scadenza, sarà prorogato. Si aggiungerà quello che Calenda chiama iperammortamento: non è chiaro a quale percentuale di sconto fiscale si arriverà ma è realistico ipotizzare almeno il 160% se non di più. Questa super-deduzione sarà riservata agli investimenti in ricerca, alte tecnologie, digitale, upgrading innovativo delle aziende. Anche la legge Sabatini per l’acquisto di beni strumentali sarà rifinanziata con lo stesso principio, cioè a favore dell’hi-tech. Quanto ai contributi in conto capitale, è pronto ( grazie a un lavoro della Febaf di Luigi Abete) il nuovo Fondo centrale di garanzia del Mise. Sarà presentato il 10 settembre: oggi ha una dotazione di 700 milioni e attiva investimenti per 15 miliardi, sarà portato a 900 milioni e con l’effetto leva aiuterà investimenti per 20 miliardi. I criteri: non più solo grandi aziende con il rating da tripla A bensì Pmi dotate sì di un rating – quindi investment grade, come ha precisato Calenda) ma anche inferiore.
Formazione. Il governo sceglierà 4-5 università da finanziare robustamente e trasformare in centri d’eccellenza. Queste super-università svolgeranno due funzioni: preparare i migliori tecnici in sinergia con le imprese, e diventare punti di riferimento (competence center) ai quali le aziende coinvolte nel piano faranno riferimento per consulenze e scambi temporanei di ricercatori.
Standard. E’ un aspetto tecnico non minore. I software che sono la parte qualificante degli investimenti dovranno essere, per accedere alle agevolazioni, aperti e scalabili. Ciò perché i sistemi “proprietari” sono legati all’azienda fornitrice, e se questa tarda a fornire le “parti” mancati, si blocca l’intero processo di innovazione, con spreco di denaro pubblico e perdite di tempo. Di qui la scelta dei sistemi open source, che hanno il vantaggio di potersi integrare più facilmente con quelli delle altre aziende. “Per gli standard ci siamo consultati – dice Calenda – con francesi e tedeschi perché si inneschi un circuito virtuoso dell’innovazione”