Archiviate le accuse di appropriazione indebita a Stefano Quintarelli coinvolto nell’inchiesta della Procura di Milano sui conti del Sole 24 Ore. Nell’avviso di chiusura dell’indagine non compaiono infatti i nomi delle altre 7 persone indagate per una presunta appropriazione indebita di circa tre milioni, tra le quali figuravano appunto i nomi di Stefano Quintarelli, ex parlamentare ed ex direttore dell’area digitale del quotidiano, il fratello e imprenditore Giovanni Paolo Quintarelli, e Filippo Beltramini, direttore di una controllata di Di Source Limited, la società inglese che si occupava degli abbonamenti digitali.
La loro posizione è stata stralciata in vista della richiesta di archiviazione anche perché, in base a una recente norma, il reato contestato prevede la querela della presunta parte offesa. Querela che non è stata depositata. La norma in questione (un decreto legge del Presidente del Consiglio varato a Camere già sciolte) è stata in ogni caso successiva di due mesi dall’avvenuto risarcimento. Inoltre Di Source avrebbe versato un risarcimento di 2,96 milioni di euro, corrispondente all’importo del danno patrimoniale ipotizzato. In particolare, per quanto riguarda Stefano Quintarelli, dalla documentazione Consob emerge che l’ex parlamentare non era tra gli azionisti dell’azienda inglese né ha avuto alcun ruolo operativo in essa.
Roberto Napoletano, ex direttore editoriale del quotidiano e ritenuto amministratore di fatto della società, l’ex Ad Donatella Treu e l’ex presidente Benito Benedini, sono indagati anche di aggiotaggio informativo. Il nuovo reato emerge, assieme all’iscrizione in qualità di ente dello stesso gruppo, dall’avviso di chiusura delle indagini notificato nel pomeriggio, dopo la chiusura di Piazza Affari, e firmato dal pm Gaetano Ruta che coordina le indagini con il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Originariamente i tre rispondevano solo di false comunicazioni sociali, accusa alla quale ora si è aggiunta quella di aggiotaggio informativo.
Come si legge nell’atto “in concorso tra loro e con più azioni esecutive” avrebbero diffuso “notizie false in ordine alla situazione economica e finanziaria de Il Sole 24 Ore spa concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo, quotato alla Borsa Italiana”. Nel mirino degli inquirenti sono finiti tre comunicati, tutti di marzo, ma diffusi in anni diversi, 2014, 2015, 2016, nei quali, sarebbe stato ripreso “quanto contenuto nelle relazioni intermedie e nei bilanci della società, alterando dati numerici, percentuali di crescita e la comparazione con altri quotidiani a diffusione nazionale”.