Il piano Industria 4.0 presentato dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda al Forum Ambrosetti, “è sfidante e positivo, il ministro ha messo aria nuova” indicando ricette innovative, per potenziare “il collegamento università, ricerca e imprese”, un collegamento chiave per lo “sviluppo industriale ed economico” dell’Italia. Ad affermarlo all’Adnkronos è Marco Cantamessa, presidente dell’incubatore del Politecnico di Torino e di PniCube, la rete di incubatori che conta 41 associati fra Università e incubatori accademici.
L’Industria 4.0 “rappresenta una sfida molto importante che sta coinvolgendo i Paesi industrializzati ed un cambiamento paradigmatico che l’Italia deve cogliere rapidamente” perchè “se il Paese fa passare il momento, in un futuro prossimo ci saranno problemi seri per la nostra economia” osserva Cantamessa. “Calenda è chiaro: ricerca e impresa devono iniziare a lavorare strettamente insieme, cosa che già avviene al Politecnico di Torino e al PniCube” aggiunge.
L’Industria 4.0, segnala Cantamessa, “vede il nostro manifatturiero già forte ma che deve superare un gap: un numero di aziende brave e competitive, contro una grossa massa di imprese che è rimasta indietroin termini di innovazione e competitività”. Cantamessa infine chiarisce che l’Industria 4.0 “non è solo portare la robotica nelle industrie, ma per le imprese è entrare in contatto con tutte le discipline universitarie. Per contro, per l’Università – chiude Cantamessa- si apre la sfida di imparare a lavorare per problemi e non solo per discipline”.
Tre saranno i pilastri del piano.
Incentivi. II superammortamento al 140% già in vigore ma scadenza, sarà prorogato. Si aggiungerà quello che Calenda chiama iperammortamento: non è chiaro a quale percentuale di sconto fiscale si arriverà ma è realistico ipotizzare almeno il 160% se non di più. Questa super-deduzione sarà riservata agli investimenti in ricerca, alte tecnologie, digitale, upgrading innovativo delle aziende. Anche la legge Sabatini per l’acquisto di beni strumentali sarà rifinanziata con lo stesso principio, cioè a favore dell’hi-tech. Quanto ai contributi in conto capitale, è pronto ( grazie a un lavoro della Febaf di Luigi Abete) il nuovo Fondo centrale di garanzia del Mise. Sarà presentato il 10 settembre: oggi ha una dotazione di 700 milioni e attiva investimenti per 15 miliardi, sarà portato a 900 milioni e con l’effetto leva aiuterà investimenti per 20 miliardi. I criteri: non più solo grandi aziende con il rating da tripla A bensì Pmi dotate sì di un rating – quindi investment grade, come ha precisato Calenda) ma anche inferiore.
Formazione. Il governo sceglierà 4-5 università da finanziare robustamente e trasformare in centri d’eccellenza. Queste super-università svolgeranno due funzioni: preparare i migliori tecnici in sinergia con le imprese, e diventare punti di riferimento (competence center) ai quali le aziende coinvolte nel piano faranno riferimento per consulenze e scambi temporanei di ricercatori.
Standard. E’ un aspetto tecnico non minore. I software che sono la parte qualificante degli investimenti dovranno essere, per accedere alle agevolazioni, aperti e scalabili. Ciò perché i sistemi “proprietari” sono legati all’azienda fornitrice, e se questa tarda a fornire le “parti” mancati, si blocca l’intero processo di innovazione, con spreco di denaro pubblico e perdite di tempo. Di qui la scelta dei sistemi open source, che hanno il vantaggio di potersi integrare più facilmente con quelli delle altre aziende. “Per gli standard ci siamo consultati – dice Calenda – con francesi e tedeschi perché si inneschi un circuito virtuoso dell’innovazione”