Impresa 4.0, Catania: “Aziende pronte alla sfida digitale”

Il presidente di Confindustria digitale: “Necessario allineare le Pmi italiane ai livelli di competitività e produttività del resto d’Europa. Ora il pubblico faccia la sua parte. Nei prossimi mesi le prime tre piattaforme di filiera”

Pubblicato il 04 Ago 2016

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Le imprese sono pronte, e lavoreranno al fianco delle istituzioni per traghettare l’Italia e il suo sistema produttivo nell’era digitale, per allinearsi ai livelli di competitività e produttività della media europea. In attesa della presentazione del piano del Governo su Industria 4.0, annunciata dal ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda, il presidente di Confidustria digitale Elio Catania in un’intervista al Sole24Ore fa il punto sul grado di “trasformazione digitale” delle imprese italiane. “A forza di battere sugli stessi concetti, le nostre parole d’ordine sono entrate a far parte della cultura del Paese che vuole cambiare”, afferma prima di illustrare i contenuti del piano “Impresa 4.0 – trasformazione competitiva digitale delle imprese e del Paese”, entrato ormai nella sua fase operativa dopo aver coinvolto 19 federazioni e 10 associazioni territoriali, alla cui cabina di regia insieme a Catania siederanno i vicepresidenti di Confindustria Guido Pedrollo, Alberto Baban e Marco Gay.

“Le Pmi italiane devono allinearsi ai livelli di competitività e produttività europei, sostenute da distretti e filiere riprogettate in ottica di ecosistemi digitali – sottolinea Catania – Puntiamo a far sì che la manifattura, rinnovata e rivitalizzata in chiave Industria 4.0, passi dall’attuale 15% di contributo al Pil al 20%”. “Per l’Italia, secondo la Ue – prosegue – ci vogliono 6 miliardi all’anno. È una cura shock, ma è l’unica via possibile. Di questo oggi c’è una consapevolezza abbastanza diffusa”.

Il progetto di Confindustria digitale si basa su due cardini: una parte affidata alle imprese e una serie di proposte alle istituzioni “Le politiche pubbliche di sostegno sono essenziali – spiega Catania – Per questo abbiamo messo giù una serie di proposte molto puntuali”, come “un superammortamento per la nuova generazione di macchinari”, “la richiesta anche di contributi a fondo perduto per sostenere gli investimenti delle Pmi in progetti di trasformazione digitale”, e interventi sul contesto: “Il completamento della rete in banda ultralarga non è più differibile. Entro il 2020, come previsto dal Governo – prosegue Catania – deve essere cosa fatta. Allo stesso modo sono necessari un forte presidio del processo di regolamentazione a livello europeo sul Digital Single Market e progetti di formazione digitale nel pubblico: entro 24 mesi occorrerebbe far passare dall’aula tutti i 30mila dirigenti pubblici”.

Le imprese, dal canto loro, sono pronte a svolgere la propria parte: “Abbiamo riscontrato che c’è contezza del fatto che non c’è da installare nuovi software o computer, ma da riprogettare il Paese in chiave digitale. Come sistema Confindustria abbiamo previsto un roadshow sui territori. Abbiamo una ventina di incontri programmati per il 2016-2017”.

Operativo anche il programma per le piattaforme digitali di filiera, “che integrino – spiega il presidente di Confindustria digitale – le aziende riunite intorno a ecosistemi tipici del Made In. L’obiettivo è far partire almeno 3 piattaforme entro i prossimi mesi”. In parallelo, il piano Impersa 4.0 prevede anche la creazione di una rete di “Digital innovation hub”, nati da partenariati pubblici-privati con il coinvolgimento di imprese, università, centri di ricerca, enti locali e centri di competenze dei poli tecnologici. Quanto alla formazione, “Il piano – conclude Catania – prevede il varo di piani formativi dedicati al digitale attraverso l’attività dei fondi bilaterali. Pensiamo a un plafond di 10 milioni da Fondirigenti e 30 milioni da Fondimpresa”. Infine, per portare il digitale nel cuore delle imprese, il piano prevede “l’inserimento di almeno un consigliere esperto digitale nei Cda”.

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