Industria 4.0, Firpo: “Si va verso servitizzazione della manifattura”

Il direttore generale per la politica industriale del Mise evidenzia il “confine sempre più labile fra manifattura e servizi”. Determinante l’attenzione alle Pmi: “Bisogna posizionarsi nelle catene del valore internazionali”. Il salto tecnologico resta la chiave di volta: “L’assenza di investimenti è stata la causa della perdita di competitività”

Pubblicato il 17 Nov 2016

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“Il confine fra manifattura e servizi è sempre più labile. Di fatto si va verso la servitizzazione della manifattura. E l’Italia può trovare un nuvo spazio di crescita”. Lo ha detto Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del Mise nel presentare il Piano Industria 4.0 del governo italiano in occasione del convegno “Ict & Industria 4.0” organizzato da Ericsson presso la residenza dell’ambasciatore di Svezia Robert Rydberg. “Industria 4.0 non tocca solo la fabbrica ma anche le catene di fornitura e subfornitura fino al rapporto col cliente finale – ha chiarito Firpo –. Quindi l’automazione della fabbrica sarà solo un tassello dell’ecosistema. E per questo le opportunità sono molte”.

Firpo ha acceso i riflettori sulle “criticità” del nostro Paese: “Il problema dell’Italia risale alla metà degli anni ’90, quando è iniziato il declino della produttività. Le ragioni sono molte e il tema della produttività del lavoro fa il paio con quello della produttività del capitale. Da quarto Paese manifatturiero al mondo siamo scesi in sesta posizione, un risultato comunque ottimo ma bisogna darsi da fare di più”.

Secondo il dirigente del ministero dello Sviluppo economico “l’assenza di investimenti e di adeguamenti tecnologici ha determinato la perdita di competitività in molti settori. Il tema del salto tecnologico resta dunque prioritario. Quel che bisogna fare è soprattutto aiutare le Pmi a posizionarsi nelle catene del valore internazionali. Le aziende italiane presidiamo livelli di competitività troppo bassi, tendendo a stare nella categoria dei fornitori e contoterzisti. È necessario andarsi a posizionare dove c’è davvero valore”.

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